La nave Mare Jonio, battente bandiera italiana, del progetto Mediterranea, è entrata nel porto di Lampedusa dove la Guardia di finanza ha notificato il provvedimento di sequestro. Il comandante, Pietro Marrone, è stato convocato d'urgenza dalla Guardia di Finanza di Lampedusa, accompagnato dall'armatore Beppe Caccia e dal deputato di Sinistra italiana Erasmo Palazzotto, per la notifica di un atto. Ma al momento nessuno risulta indagato. Ieri Salvini aveva chiesto l'arresto del comandante sostenendo che la Mare Jonio aveva disobbedito all'ordine della Guardia di finanza di spegnere i motori e alle indicazioni della guardia costiera libica. Il sindaco di Lampedusa Totò Martello insiste comunque nel dire che i porti non sono chiusi e i 49 migranti sono i benvenuti. Intervenuta anche l'ex sindaco Giusi Nicolini che ha dichiarato: "La circolare Salvini è un'oscenità giuridica".
Questo l'audio dello scontro tra i finanzieri e la nave con i migranti naufraghi: "Rimorchiatore Mare Ionio da pattugliatore guardia di finanza Paolini, vi intimiamo l'alt, fermate le macchine, arrestate i motori". Risponde il capitano della Mare Jonio: "Non possiamo arrestare nessuna macchina, qui siamo in pericolo di vita comandante, ci sono tre metri di onda". "Siamo in condizioni di pericolo di vita", ripete.
Via radio il comandante di Mare Jonio risponde a grossa voce, all’intimazione della motovedetta della Guardia di Finanza: “Noi non fermiamo nessun motore. Abbiamo persone da mettere in sicurezza”. Pietro Marrone, siciliano più di mare che di terraferma, è un navigante di lungo corso che ha preso casa nel Mediterraneo. Al comando dei motopesca di Mazara del Vallo attraversa da decenni il Mammellone, quel tratto di Mare Nostrum una volta così pescoso da sfamare le famiglie di pescatori di almeno tre paesi: Italia, Libia e Tunisia. Ma il comandante ha soprattutto vari conti in sospeso con i libici, che gli sequestrarono la nave nel 1982 per la prima volta. Era l’epoca dei negoziati sottobanco tra Italia e Tripoli, o tra Roma e Tunisi. Pochi anni fa uno dei suoi pescherecci rientrò a Mazara del Vallo nello sconcerto della marineria che dalla banchina osservava il miracolo di una strage mancata. I guardacoste tripolini avevano sparato ad altezza d’uomo, squarciando lo scafo e mancando d’un soffio i pescatori che avevano gettato le reti in acque internazionali. Quello che mai il comandante Marrone si sarebbe aspettato è stato il ricevere da una nave militare italiana l’ordine di spegnere i motori in mare aperto. Perciò ha risposto nel solo modo che poteva: “Abbiamo persone che non stanno bene, devo portarle al sicuro e ci sono due metri di onda. Io non spengo nessun motore”.
Riccardo Lanzafame, che ha preso in gestione da due anni la storica locanda Malatesta a Montescudo, una frazione di poco più di tremila anime in provincia di Rimini, l'altro giorno ha appeso fuori il cartello: "In questo locale abbiamo assunto un ragazzino africano, se sei razzista non entrare". Tutto è nato da un commento su Facebook nella pagina del paese che conteneva insulti razzisti contro il ragazzo di 20 anni originario del Gambia. Il giovane era stato assunto da poco, con le referenze della scuola alberghiera che frequentava, per aiutare in cucina. "Quando cerco personale, anche tra gli italiani, spesso ricevo un NO, i giovani rifiutano perché preferiscono la disoccupazione", spiega Riccardo Lanzafame. "Lui è un ragazzo bravissimo, sa fare le pizze. Quando gli ho detto dei commenti si è messo a piangere, non voleva più venire a lavorare, ma per fortuna l'abbiamo convinto a restare”.
Le migrazioni climatiche si riferiscono al cambiamento delle caratteristiche fisiche di un territorio tale da causare conflitti, guerre, e infine lo spostamento in massa delle popolazioniche vi abitano. Il cambiamento climatico della nostra epoca coinvolge agricoltura, politica, socialità, finanza. Non solo nei luoghi colpiti dai cambiamenti, ma anche quelli più distanti. Si stanno creando tensioni nel mondo a causa dello spostamento di grande masse di popoli. L’attrito si crea all’interno degli stati che ricevono gli immigrati ma anche in quelli che vengono attraversati; ci sono addirittura scontri tra i paesi che accolgono e quelli che invece cercano di chiudere le proprie frontiere. Ma quali sono realmente i numeri delle migrazioni climatiche? Secondo studi recenti soltanto considerando il clima che inaridisce le colture locali sarebbero più di 660.000 richiedenti asilo a migrare in Europa. Il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (OPCC) ha stimato che con un aumento di 4.8 °C le richieste di asilo nel 20100 potrebbero aumentare del 188%. Secondo Science Advances le inondazioni diverranno più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. Tra i territori più colpiti ci saranno i paesi dell’estremo est (India e Indonesia), ma anche Africa, America centrale ed Europa centrale.
Entrando nelle scuole superiori di Vercelli ragazze, ragazzi e insegnanti dovranno fare attenzione a non inciampare in una piccola lastra a ricordo un loro coetaneo nato in Mali e annegato nelle acque del Mediterraneo a 14 anni, il 18 aprile 2015, in uno dei più spaventosi naufragi avvenuti nel mar Mediterraneo dalla seconda guerra mondiale, dove morirono annegati nel canale di Sicilia oltre mille esseri umani che cercavano di raggiungere il nostro Paese. Non si conosce il suo nome, ma Cristina Cattaneo, medico legale, ha trovato cucito nel risvolto di una tasca dei suoi abiti ha trovato infatti, ben riposta, la sua pagella piena di buoni voti scritti in arabo e francese. Un documento che dava prova del suo impegno scolastico. Già il presidente Mattarella aveva citato la commovente storia dello studente del Mali come monito per le coscienze di tutti: «I giovanissimi attribuiscono alla pagella il valore di un passaporto, di accreditamento per il mondo», sottolineando come lo studio costituisca al tempo stesso «la spinta e lo strumento per l’apertura». Le pietre d’inciampo dell’artista tedesco Gunter Demnig sono poste all'uscita di una casa in cui la vittima non è potuta tornare, mentre la pietra posta dai ragazzi di Pagani sta sulla soglia di una scuola che forse, se avesse avuto maggiore fortuna, il ragazzo del Mali avrebbe potuto frequentare per completare gli studi a cui teneva tanto.
Le suore salesiane hanno riaperto un asilo in Siria per ripartire dalle scuole e dai bambini e ricostruire un paese ridotto in macerie, materiali e umane. È l'obiettivo che si sono poste le Figlie di Maria ausiliatrice, da un secolo presenti in Siria. Aleppo è passata da 4 milioni di abitanti a 800 mila. Anche la presenza cattolica è passata da 150 mila fedeli a 40 mila. E’ stato riaperto un asilo ad Aleppo per cinquanta bambini in una struttura dell’Ordine di Malta con annesso un cortile che appartiene ad una colonia di ebrei e dove tutti sono i benvenuti. L’ospedale di Damasco è rimasto uno dei pochi presidi sanitari d’eccellenza sempre funzionanti. Ora si progetta di riaprire scuole e centri di sostegno per bambini, adolescenti, donne in cerca di una nuova identità lavorativa. Per sostenere la speranza di chi è rimasto, offrire una prospettiva a coloro che sono rifugiati in campi di accoglienza e vorrebbe rientrare nel proprio paese. Le religiose salesiane hanno deciso di organizzare una serata interculturale per oggi, 14 marzo, a Roma, presso l’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice in via dell’Ateneo Salesiano 81, tra le 18,30 e le 22. Il programma prevede danze, immagini, testimonianze, oggetti di artigiano e la possibilità di donare.
C’è un’isola felice in Italia dove il porto è sempre aperto e gli sbarchi continuano senza sosta. Lo sa bene il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, che dall’inizio dell’anno ha contato sette sbarchi, gli ultimi due la settimana scorsa, il 7 e l’8 marzo, quando ad arrivare sull’isola in due differenti sbarchi sono stati 46 migranti, tra cui sei donne e due bambine di tre anni, tutti provenienti dall’Africa subsahariana.
Ai sette sbarchi del 2019 più altri due trasferimenti, si aggiungono quelli del 2018: «Oltre 300 per un totale di oltre 3500 persone arrivate sull’isola», spiega il sindaco con i dati alla mano. «È evidente che tutto ciò che viene detto agli italiani non tiene conto di quanto accade a Lampedusa, che è stata cancellata moralmente e geograficamente da questo governo. Eppure negli anni abbiamo svolto un’azione non indifferente per l’Italia e per l’Europa». Da oltre un anno il primo cittadino di Lampedusa non riceve più comunicazioni istituzionali in merito agli sbarchi di migranti che avvengono nel suo porto. La “cancellazione” di Lampedusa dall’Italia comincia secondo la ricostruzione del primo cittadino dal 3 ottobre scorso, giorno dell’anniversario della strage di Lampedusa dove, nel 2013, a poche centinaia di metri dall’isola dei conigli morirono 366 persone. Se il sindaco di Lampedusa non viene avvisato in merito agli sbarchi che avvengono nel suo porto, anche la stampa non riceve ormai da mesi comunicazioni sugli eventuali soccorsi dei migranti. «Per avere conferma dell’ultimo sbarco ho dovuto scomodare il Procuratore capo della Repubblica di Agrigento, quando si tratta di sbarchi sembra ormai che il salvataggio di esseri umani sia diventato un segreto di Stato», spiega Sergio Scandura, giornalista di Radio Radicale che precisa come nell’ultimo sbarco di Lampedusa sia intervenuta nella fase dei soccorsi una motovedetta della Guardia Costiera italiana.
Forte l’intervento del cantante dei Negramaro: “A noi per il culo non ci prendono! Noi siamo gente di mare e il mare è di tutti”. Così Giuliano Sangiorgi, frontman dei Negramaro, ha concluso il concerto al PalaSele di Eboli. Su quello stesso palco, qualche settimana fa, Emma Marrone ha gridato: “Aprite i ponti”, una frase che ha scatenato una tempesta di polemiche e che ha spinto il cantante salentino verso una replica di solidarietà. L’orientamento politico di Giuliano Sangiorgi è anti-Salviniano da sempre. Su Vanity Fair: “Non me ne importa nulla di parlare male del governo. Quello che non accetto è che un Salvini dica agli artisti cosa debbano o non debbano dire. Sarebbe come suggerire a un fornaio di fare solo il pane o al cameriere di servire a tavola e tacere”. Il cantante dei Negramaro ha deciso di schierarsi a favore di Emma Marrone utilizzando i suoi canali social. “A mia figlia non racconterò mai di quando un consigliere comunale del nostro Paese ha scritto a una donna “apri le cosce e fatti pagare!” solo per aver espresso la sua libera e insindacabile opinione. Quando sarà grande per capire, avremo capito anche noi e ci saremo vergognati… tutti! Aprite i cervelli!”.
Dopo più di due settimane di pacifiche proteste popolari il presidente uscente, al potere da 20 anni, ha comunicato agli algerini che non si ricandiderà alle prossime elezioni di aprile. Che però sono state fatte slittare di un anno. Una concessione che servirà ai “clan” che esercitano il potere a preparare un “dopo Bouteflika” in grado di garantire loro continuità. In mezzo, un’ondata di manifestazioni popolari che il paese non conosceva dall’ottobre 1988. Allora venero represse nel sangue dall’esercito, ma aprirono al multipartitismo senza un vero cambiamento del sistema del potere. Oggi sono rimaste pacifiche con una richiesta precisa: un vero cambiamento e non solo la rinuncia alla rielezione del presidente. Bouteflika, nel frattempo ricoverato a Ginevra per un controllo dopo l’ictus che lo aveva colpito nel 2013, faceva infatti diffondere un comunicato in cui prometteva, se rieletto il 18 aprile, di convocare una conferenza nazionale con l’obiettivo di modificare la Costituzione, da sottoporre a referendum, e di fissare la data di elezioni presidenziali anticipate, cui prometteva di non partecipare. Inoltre in un solo giorno dal suo rientro da Ginevra, il presidente ha nel giro di un’ora diffuso il proprio comunicato, ricevuto in successione il capo di Stato maggiore, generale Gaïd Salah, il primo ministro Ahmed Ouyahia, che ha rassegnato le sue dimissioni, i due ex ministri Nouredine Bedoui e Ramtane Lamamra, nominandoli rispettivamente primo ministro col compito di formare un nuovo governo. Ieri, una dozzina di organizzazioni dei diritti umani e dei sindacati autonomi ha diffuso un comunicato in cui si evidenzia che le proteste popolari sono viste come un’occasione unica per uscire dall’attuale sistema autoritario, purché rimangano in un quadro pacifico.
In Iran, Nasrin Sotoudeh è stata condannata a 38 anni di prigione e a 148 frustate solo per aver svolto il suo lavoro di avvocata. A denunciarlo su Facebook è stato Reza Khandan, il marito della più famosa avvocata iraniana per i diritti umani, una dei pochi rimasti nella repubblica islamica. Tra le accuse: propaganda contro il sistema, incontri ai danni della sicurezza nazionale, partecipazione al movimento contro la pena di morte, incitamento alle donne a togliersi il velo e ad azioni immorali. Nasrin Sotoudeh, 55 anni, è una leader, che ha scelto di restare in Iran e che sa parlare al popolo. Attaccati al muro dietro la sua scrivania ci sono lettere di solidarietà che da tutto il mondo furono spedite ai suoi bambini, Mehrave e Nima, quando fu arrestata già nel 2011 (scontò 3 anni). All’Europa che le ha assegnato nel 2012 il premio Sakharov, Sotoudeh chiedeva nell’ultima intervista concessa al Corriere, nel gennaio 2018, di intervenire per aiutare i manifestanti arrestati nel suo Paese. In passato Nasrin ha difeso minorenni nel braccio della morte, attivisti studenteschi, curdi, di religione bahai, inoltre ha fatto da sostegno alle cosiddette «ragazze di via Rivoluzione» che si sono tolte il velo sventolandolo come una bandiera. La nuova condanna è scioccante, come la recente nomina a capo della magistratura di Ebrahim Raisi, che nel 1988 sarebbe stato uno dei membri della cosiddetta «Commissione della Morte», responsabile di aver fatto giustiziare migliaia di prigionieri politici. Dal 2017 ci sono state proteste quasi quotidiane di gruppi diversi, lavoratori, insegnanti, le ragazze contro il velo.