Sabato sera a Parma, due ragazze sono state offese per motivi legati alle loro origini. Il fatto sarebbe accaduto all'esterno di una pizzeria nella zona dello stadio Tardini, da dove probabilmente provenivano i tre ragazzi autori degli insulti. Cecilia, originaria di Scicli, racconta “Ci siamo sedute ai tavolini fuori dal locale, quando accanto a noi, seduti ad un altro tavolino, intenti a consumare pizza e birra, c'erano tre ragazzi verosimilmente tra i trenta e i 35 anni. Hanno subito tentato di attaccare bottone, facendo riferimento al fatto di essere stati allo stadio e facendoci domande personali. Per non essere scortesi, gli abbiamo parlato della zona in cui lavoriamo, poi, però, per troncare la discussione abbiamo specificato che non ci intendiamo di calcio”. Continua Cecilia: “Percependo il nostro disinteresse, hanno iniziato ad offenderci, accusandoci inizialmente solo di essere snob e di sentirci delle manager affermate. Non appena, però, hanno colto la nostra provenienza, hanno cambiato registro. “Ah, ma queste sono anche terrone. Saranno sbarcate a Lampedusa con i neri”, ci hanno detto. A quel punto abbiamo cercato di ignorarli, ma loro hanno continuato a parlare tra di loro, continuando a dire queste cose”. Il titolare della pizzeria, dopo le lamentele delle giovani, avrebbe suggerito di «non dare retta» a chi le stava importunando. Le ragazze non hanno sporto denuncia.
L'esperienza ligure degli studenti dell'Università di Brema (Germania), giunti nella nostra regione per frequentare il corso master "Scienze del Mare", è stata rovinata da uno spiacevole episodio. A raccontare la vicenda è stato proprio il professor Rovere, ricercatore e professore dell'Università tedesca. Il prof scrive su facebook: "Vorrei augurare una vita solitaria e triste alla persona che oggi, a Ventimiglia, ha chiamato polizia e carabinieri (ho contato 4 volanti) perché ha visto che tra i miei studenti c’erano alcuni ragazzi neri. Per la cronaca, stavamo spiegando una pericolosissima mappa geologica e ci apprestavamo ad entrare in un museo a 5 metri di distanza. Attività che devono avere oltremodo intimorito il cittadino/a, facendo temere chissà cosa. Ho apprezzato la generale gentilezza dei poliziotti/carabinieri intervenuti dopo aver chiarito l’equivoco - ha proseguito Rovere - condite da un lieve imbarazzo per l’assurdità della situazione e dalle parole di un rappresentante delle forze dell’ordine che mi ha porto le proprie scuse, dicendomi che se li chiamano devono intervenire. Spero che le suddette forze dell’ordine abbiano anche provveduto a rintracciare chi li ha chiamati per ricordargli/le che il procurato allarme é un reato. Essere s** e razzisti, invece, é una cosa triste e basta, ma é forse più grave di un reato. Per fortuna non ci siamo fatti rovinare la giornata e abbiamo concluso il nostro corso iniziato benissimo una settimana fa, con una splendida accoglienza, come solo noi Liguri sappiamo dare. L’Italia é meglio di così. Gli italiani sono persone stupende, io lo so". il sindaco di Borghetto, Giancarlo Canepa, ha voluto mandare un messaggio di vicinanza a professori e studenti dopo quanto accaduto: "Mi dispiace Alessio, torna a trovarci quando vuoi con i tuoi splendidi ragazzi. Ci avete lasciato un ottimo ricordo e uno splendido esempio di integrazione. Sono onorato di avervi ospitato. Vi aspettiamo a braccia aperte".
Nonostante l’accordo tra Turchia e Unione europea del marzo 2016, la rotta balcanica, seppur di meno, continua ad essere percorsa. Attualmente è sulla Bosnia che si concentra la pressione maggiore, ma le decisioni politiche prese a livello locale e l’aumento dei controlli di polizia, potrebbero portare i migranti a spostarsi ancora altrove.
Un barcone carico di migranti è affondato nella notte scorsa al largo dell’isola greca di Samos. Secondo quanto riferiscono le autorità greche, ci sono tre morti accertati. La guardia costiera greca, dopo aver ricevuto un sos in tarda notte, è intervenuta recuperando 11 persone in mare. Tra loro anche due ragazzini, morti durante il trasporto in ospedale. Il corpo di un uomo invece, dato inizialmente per disperso, è stato trovato più tardi sulla spiaggia.
Poco conosciuto è Iqbal Masih, nato nel 1983 In Pakistan, a Muridke nel Punjab. La sua famiglia poverissima, lo aveva inizialmente costretto a lavorare in una fabbrica di mattoni e poi lo aveva venduto all’età di 5 anni per 600 rupie (più o meno 12 dollari americani) a un fabbricante di tappeti, che lo aveva ridotto in schiavitù. Sono milioni i bambini ridotti in schiavitù per integrare il magro bilancio familiare, o per colmare debiti. Il Pakistan possiede infatti una di quelle economie definite “emergenti. Iqbal, picchiato, redarguito di continuo e incatenato al suo telaio, lavorava per più di dodici ore al giorno per un’unica rupia insieme ai tanti piccoli schiavi invisibili, il cui compito consisteva nell’intrecciare i nodi dei tappeti con dita veloci. Tentava parecchie volte la fuga ma senza mai riuscirci. Nella primavera del 1992 riesce a uscire di nascosto dalla fabbrica insieme ad altri bambini e a partecipare ad una manifestazione del Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato. Li durante la celebrazione della “Giornata della libertà”, Spontaneamente, di fronte al pubblico, trova il coraggio di denunciare la condizione di sofferenza in cui versano i piccoli schiavi nella fabbrica in cui lavora. Durante la manifestazione Iqbal conosce anche il sindacalista Eshan Ullah Khan, leader (Bonded Labour Liberation Front). Grazie al suo aiuto Iqbal non torna in fabbrica e inizia a studiare, come ha sempre desiderato fare. Lentamente si riappropria di quell’infanzia che gli è stata negata. Il suo corpo però è irrimediabilmente segnato dalla malnutrizione e dai maltrattamenti subiti: a 10 anni possiede infatti la statura ed il peso di un bimbo di 6. In breve tempo diventa il simbolo dei bambini sfruttati nelle fabbriche. Nel gennaio del 1995 interviene a Lahore, la seconda città del Pakistan, ad una conferenza contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Il 16 aprile 1995, la domenica di Pasqua, mentre si reca in bici a messa insieme a due cugini, viene falciato da una raffica di proiettili. Lo ritrovano riverso in un lago di sangue, con la Bibbia nel taschino e con un’immaginetta di Gesù che segnava una pagina che lo aveva particolarmente colpito. Il processo che vede imputati gli esecutori materiali dell’omicidio, non chiarisce le motivazioni del gesto, ma si comprende ben presto che un atto del genere è dovuto probabilmente alla ritorsione della locale “mafia dei tappeti”, che si sente minacciata nei propri affari dall’attivismo di Iqbal. Grazie alle battaglie di Iqbal, la situazione in Pakistan è cambiata. Le sue testimonianze hanno infatti avuto una risonanza che ha travalicato i confini nazionali, approdando in occidente. Molti negozi europei, destinatari della merce prodotta nelle industrie tessili pakistane, hanno finalmente iniziato a tutelare i diritti dei bambini, e si assicurano adesso che il lavoro minorile non sia impiegato nella produzione dei tappeti acquistati nei negozi dell’Asia meridionale. I governi di Pakistan e India, hanno chiuso moltissime fabbriche che traevano profitto dallo sfruttamento e introdotto norme che vietano il lavoro minorile. Sono state ante le iniziative in sua memoria tra le scuole, compresi alcuni film come “Bambini senza paura (2015), il film di animazione diretto da Michel Fuzellier, liberamente ispirato alla sua vita.
Maria Rosaria Coppola, a novembre scorso mentre viaggiava su un treno della Circumvesuviana di Napoli, difese un immigrato srilankese dagli insulti razzisti di un giovane passeggero dicendo all'aggressore: "Non sei razzista sei str...". Il capo dello Stato: "Signora, la sua frase è stata fulminante". Dopo l’accaduto infatti era diventato virale un video girato da un terzo viaggiatore, riportando la frase rivolta dalla sessantaduenne al giovane che inveiva: "Tu non sei razzista, sei str...". Elegante col suo tailleur scuro, capelli corti e lo sguardo vispo, la signora Coppola è stata nominata Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana: "È stata l'unica persona a intervenire" ha spiegato Veronica Pivetti durante la consegna delle onorificenze. Maria Rosaria ribadisce: “Tutti abbiamo il dovere di comportarci bene, ma il presidente Mattarella ci ha investito di una responsabilità più grande: ha individuato in noi persone che possono trasmettere un messaggio positivo. Tante condividono quel gesto che a me sembrava normale, per questo penso che le persone per bene siano tante, è incoraggiante".
Pubblicate le motivazioni della sentenza che ha prosciolto due migranti gambiani dall’accusa di avere aggredito due autisti. Le dichiarazioni, dalle vittime del pestaggio, che li hanno riconosciuti come responsabili, sono state contraddette da una serie di fattori. La Corte d’Appello di Milano ha motivato l’assoluzione in secondo grado ‘per non aver commesso il fatto’. L’anno scorso due migranti gambiani erano finiti in carcere, assieme ad altri due richiedenti asilo, con l’accusa di aver picchiato un autista di un autobus di linea a Como e un suo collega che avevano chiesto loro di esibire il biglietto alla fermata in piazza Vittoria. Per i due gambiani, dunque, la condanna di primo grado a 1 anno e 9 mesi è stata cancellata in appello, con revoca della misura cautelare dopo 5 mesi e liberazione, mentre per gli altri due imputati nigeriani la Corte d’Appello ha ridotto le pene. Sulla vicenda, era intervenuto lo scorso giugno anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini arrivato a Como dopo i fatti per un vertice in Prefettura. Inoltre i giudici della seconda sezione penale d’appello evidenziano che gli immigrati non hanno opposto resistenza all’arresto; inoltre per la Corte, poi, non c’è prova che abbiano partecipato all’aggressione.
Cotral è l'azienda del trasporto pubblico extraurbano della Regione Lazio che, tramite un profilo Twitter, risponde e fornisce informazioni ai cittadini. In un post dedicato alle pensiline e alle panchine posizionate presso le fermate degli autobus, l'azienda aveva sottolineato che la responsabilità della loro manutenzione è delle amministrazioni locali, pur fornendo l’azienda stessa il progetto ed un contributo economico per realizzarle. Nulla di particolare se non fosse che, in risposta al tweet, è giunto il commento di un'utente, che si è scagliato contro nomadi e migranti, responsabili secondo lui del degrado delle fermate. Non si è fatta attendere la risposta dell’azienda con il seguente Tweet: “Ciao **, come stai? È bello leggere un commento così, grondante di amore per l'umanità. Pensandoci bene potremmo anche scrivere 'Il trasporto pubblico rende liberi' su ogni pensilina e adornarle con del grazioso filo spinato dai toni pastello”, facendo un esplicito riferimento ai campi concentramento per gli ebrei durante gli anni del nazismo. Una presa di posizione netta da parte dell’azienda che ha ricevuto grandi consensi e l’apprezzamento dell’utenza.
Avevo otto anni quando il maestro mi chiamò alla cattedra, pensavo volesse interrogarmi. E invece, amareggiato, mi disse: "Sami Modiano, sei espulso della scuola". Chiedendo spiegazioni, il maestro mi asciugò le lacrime e mi disse: "No, tu non hai fatto nulla di male, vai a casa e te lo spiegherà papà". Questo è il racconto drammatico, di uno degli ultimi sopravvissuti ad Auschwitz a cui hanno assistito i ragazzi del primo e secondo anno del Liceo Augusto Righi. Sami, che a 12 anni aveva perso la mamma malata di cuore, vedrà morire ad Auschwitz-Birkenau la sorella Lucia, più grande di lui di tre anni, e papà Giacobbe. Sopravviverà fino all'arrivo dei soldati russi dell'Armata Rossa, la mattina del 27 gennaio 1945. Per decenni Sami rimuove quella tragedia, non ne parla, non la racconta. Finché, una quindicina di anni fa, coi primi "viaggi della memoria", capisce perché lui ce l'ha fatta. E lo ripete sempre: «È come se chi è scomparso mi dicesse: "Sami, sei sopravvissuto a quell'inferno per raccontare la nostra storia"». Ed è quello che, a 88 anni, Sami continua a fare, come oggi qui in un liceo romano, per rinnovare la memoria e contrastare i germi dell'intolleranza e del razzismo. Che in Italia cominciò con l'espulsione di tutti gli ebrei dalla vita pubblica. La situazione per gli ebrei di Rodi precipita dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, quando l'isola italiana rimane senza ordini e i nazisti occupano l'isola perché ne intuiscono il valore strategico. Ricorda inoltre il sopravvissuto, quando i tedeschi con l'inganno ci rinchiudono in una ex caserma italiana. "È un semplice controllo dei documenti, portatevi un fagotto con un po' di vestiti e di cibo. E tutti gli oggetti di valore. Sarà un viaggio per portarvi a lavorare". Mai avremmo potuto immaginare i campi di sterminio.
Si è acceso un duello chiesa-istituzioni, ma anche chiesa contro chiesa dopo le parole di don Marcello Farina: “Se mandano via le 24 donne di Lavarone allora la comunità cristiana dovrebbe chiedere al vescovo di chiudere le chiese per una domenica, di non dire messa per esprimere solidarietà a queste persone”. Così ha promesso davanti ai suoi fedeli il sacerdote. Le parole di don Farina erano riferite alla decisione della Provincia di allontanare 24 giovani donne migranti che circa due anni fa erano state accolte in Trentino. Sulle dichiarazioni di don Farina è intervenuto domenica il vescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi dicendo: “Servono Messe in cui chiediamo a Dio il dono di vivere il Vangelo senza se e senza ma. Il Vangelo che non si ferma alla solidarietà, ma sa leggere la ricchezza rappresentata dall’altro”. Sul tema dell’accoglienza migranti la Chiesa di Trento ha avanzato all’amministrazione provinciale delle proposte concrete e attende ora delle risposte.