Immigrazione

MORTO BEHRAKIS, IL FOTOGRAFO DEI RIFUGIATI

Yannis Behrakis aveva vinto il premio Pulitzer nel 2016 per le sue foto molto forti e toccanti. Diceva che la missione di un fotografo di guerra è quella di “assicurarsi che nessuno possa dire: non lo sapevo”. È morto di tumore, a 58 anni, uno dei grandi fotografi che negli ultimi trent’anni hanno documentato le immagini più atroci e commoventi delle guerre e delle tragedie del mondo. Foto straordinarie pubblicate dai giornali, con solo l’indicazione dell’agenzia per la quale Behrakis lavorava, la Reuters. Nato ad Atene, aveva seguito i conflitti in Afghanistan; non gli piacevano le guerre, ma amava il cameratismo che nelle guerre si instaura tra le persone. In Sierra Leone aveva perso il suo migliore amico e collega, Kurt Shork, morto vicino a lui quando il loro convoglio fu attaccato. Molte delle sue foto avevano più forza di qualunque racconto: rivelavano la disperazione della guerra riflessa in uno sguardo, il dolore di un genitore di fronte alla bara del suo bambino, una mano alzata che invoca un aiuto che viene negato con indifferenza da chi ha in quel momento il potere di decidere. Le immagini più forti Behrakis le aveva scattate proprio assistendo alla tragedia dei rifugiati che cercavano di passare il confine greco per arrivare in Macedonia. Commentando una sua foto di un padre siriano che tiene in braccio e bacia la sua bambina, camminando sotto alla pioggia in mezzo a una strada disse: “E’ la prova che esistono i supereroi, Non indossano mantelli rossi, ma un mantello ricavato da un sacco della spazzatura, Eppure quest’uomo è il padre universale, la dimostrazione di quanto può essere grande l’amore tra padre e figlia”.

LASCIA UN’OFFERTA MA “È SOLO PER I POVERI ITALIANI”

 

Nei giorni scorsi in una parrocchia a Venezia è arrivata una busta con dei soldi nella cassetta della Caritas. Fa discutere molto la premessa scritta nero su bianco nel pacchetto: “Soldi pro anziani, malati, al freddo o alla fame, italiani da sempre, in primis! Gli stranieri per ultimi!”. Replica il parroco don Gino Cicutto,: “Queste parole ripropongono slogan che siamo abituati a sentire, ma non hanno niente a che fare con la fede e la vita cristiana, che considera i più poveri tra i primi, senza guardare il colore della pelle o la provenienza”. Inoltre prosegue dicendo: “La persona che ha scritto queste parole deve interrogarsi seriamente sul suo essere cristiano e, se non è d’accordo su ciò che è la vera carità, può passare per la canonica a riprendersi la sua offerta”.

EMMA MARRONE CONTRO SALVINI:"APRITE I PORTI!" VALANGA DI INSULTI SUI SOCIAL

La cantante Emma Marrone (foto) lunedì sera era a Eboli (in provincia di Salerno) per una data del suo «Essere qui tour 2019».

SEDICI STATI CONTRO TRUMP. NO AL MURO

Sedici Stati Usa hanno fatto causa contro l'amministrazione Trump per la decisione del presidente Usa di dichiarare l'emergenza nazionale per finanziare la costruzione del muro al confine con il Messico, sostenendo che questa mossa violi la Costituzione.

ACCADE IN ITALIA. MANTOVA: FRITTELLE GRATIS SOLO PER BIMBI ITALIANI

Frittelle gratis, ma solo per i bambini italiani. È l'iniziativa di un consigliere comunale di Mantova di Fratelli d'Italia, Luca de Marchi (foto). La distribuzione delle frittelle è in programma per venerdì 15 al luna park cittadino, ma la 'selezione' annunciata da De Marchi ha già creato roventi polemiche politiche.

NAVE DICIOTTI. LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO ACCOGLIE IL RICORSO DI DUE MIGRANTI. VIOLATO IL DIRITTO AD UN EQUO PROCESSO

La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (cedu) ha accolto il ricorso presentato da due migranti, uno di nazionalità sudanese, e l’altro ghanese, che accusano l’Italia di aver violato il loro diritto ad un equo processo, stabilito dall’articolo 6 della Convenzione sui diritti dell’uomo.

UN BARCONE DI MIGRANTI RESPINTO ALLA GUARDIA COSTIERA LIBICA. TORNERANNO NEI CENTRI DI DETENZIONE. SALVINI: "BENE." (VIDEO)

Un barcone in difficoltà con 150 migranti a bordo è stato recuperato dalla guardia costiera libica. "Le autorità italiane - scrive Alarm Phone, il servizio telefonico per i migranti in difficoltà in mare aveva ricevuto una chiamata dall'imbarcazione partita da Khoms in Libia - hanno ancora una volta rifiutato di assumersi responsabilità e hanno informato la Guardia costiera libica".
In tarda mattinata l'alert di Alarm Phone su un barcone con 150 persone è in difficoltà al largo delle coste della Libia. "150 vite a rischio! Alarm Phone - si legge in una nota - ha ricevuto la chiamata di una barca partita da Khoms/Libya. Dicono che a bordo ci sono anche 50-60 donne, anche incinte, e 30 bambini. Il motore ha smesso di funzionare. Nessun salvataggio in vista. Le autorità italiane e maltesi sono state informate".

IL CONSIGLIO D'EUROPA: TIMORI PER LE CONSEGUENZE DEL DL SICUREZZA. L'ITALIA NON OSTACOLI IL LAVORO DELLE ONG

La commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic (foto), in una lettera inviata il 31 gennaio al premier Giuseppe Conte e resa nota oggi, si dice "profondamente preoccupata" per "alcune misure recenti che ostacolano e criminalizzano il lavoro delle ong che svolgono un ruolo cruciale nel salvare vite umane in mare, vietando lo sbarco nei porti italiani e cedendo la responsabilità delle operazioni di ricerca e salvataggio ad autorità che appaiono riluttanti o incapaci a proteggere i migranti salvati dalla tortura o da trattamenti inumani o degradanti". La commissaria sottolinea gli "sforzi lodevoli per salvare vite umane" messi in campo dall'Italia negli ultimi anni, si impegna a continuare a fare pressioni sugli altri Paesi europei perché l'Italia non sia lasciata sola nella gestione dei migranti, ma "allo stesso tempo, vi esorto a garantire che i diritti umani delle persone soccorse in mare non siano mai messi a rischio a causa degli attuali disaccordi tra gli Stati membri sullo sbarco e che gli aspetti umanitari abbiano sempre la priorità.

CARA DI MINEO VERSO LA CHIUSURA. AL VIA I PRIMI TRASFERIMENTI

Inizierà  giovedì 7 febbraio, il trasferimento dei migranti ospitati all’interno del Cara di Mineo (foto). I primi a lasciare la struttura in provincia di Catania saranno i componenti di un gruppo di 50 persone, al quale ne seguirà un altro di altre 100 entro fine mese.

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