Ricordiamo Iqbal Masih: il bambino assassinato perché sfidò la “Mafia dei Tappeti”

Poco conosciuto è Iqbal Masih, nato nel 1983 In Pakistan, a Muridke nel Punjab. La sua famiglia poverissima, lo aveva inizialmente costretto a lavorare in una fabbrica di mattoni e poi lo aveva venduto all’età di 5 anni per 600 rupie (più o meno 12 dollari americani) a un fabbricante di tappeti, che lo aveva ridotto in schiavitù. Sono milioni i bambini ridotti in schiavitù per integrare il magro bilancio familiare, o per colmare debiti. Il Pakistan possiede infatti una di quelle economie definite “emergenti. Iqbal, picchiato, redarguito di continuo e incatenato al suo telaio, lavorava per più di dodici ore al giorno per un’unica rupia insieme ai tanti piccoli schiavi invisibili, il cui compito consisteva nell’intrecciare i nodi dei tappeti con dita veloci. Tentava parecchie volte la fuga ma senza mai riuscirci. Nella primavera del 1992 riesce a uscire di nascosto dalla fabbrica insieme ad altri bambini e a partecipare ad una manifestazione del Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato. Li durante la celebrazione della “Giornata della libertà”, Spontaneamente, di fronte al pubblico, trova il coraggio di denunciare la condizione di sofferenza in cui versano i piccoli schiavi nella fabbrica in cui lavora. Durante la manifestazione Iqbal conosce anche il sindacalista  Eshan Ullah Khan, leader (Bonded Labour Liberation Front). Grazie al suo aiuto Iqbal non torna in fabbrica e inizia a studiare, come ha sempre desiderato fare. Lentamente si riappropria di quell’infanzia che gli è stata negata. Il suo corpo però è irrimediabilmente segnato dalla malnutrizione e dai maltrattamenti subiti: a 10 anni possiede infatti la statura ed il peso di un bimbo di 6. In breve tempo diventa il simbolo  dei bambini sfruttati nelle fabbriche. Nel gennaio del 1995 interviene a Lahore, la seconda città del Pakistan, ad una conferenza contro lo sfruttamento del lavoro minorile.  Il 16 aprile 1995, la domenica di Pasqua, mentre si reca in bici a messa insieme a due cugini, viene falciato da una raffica di proiettili. Lo ritrovano riverso in un lago di sangue, con la Bibbia nel taschino e con un’immaginetta di Gesù che segnava una pagina che lo aveva particolarmente colpito. Il processo che vede imputati gli esecutori materiali dell’omicidio, non chiarisce le motivazioni del gesto, ma si comprende ben presto che un atto del genere è dovuto probabilmente alla ritorsione della locale “mafia dei tappeti”, che si sente minacciata nei propri affari dall’attivismo di Iqbal. Grazie alle battaglie di Iqbal, la situazione in Pakistan è cambiata. Le sue testimonianze hanno infatti avuto una risonanza che ha travalicato i confini nazionali, approdando in occidente. Molti negozi europei, destinatari della merce prodotta nelle industrie tessili pakistane, hanno finalmente iniziato a tutelare i diritti dei bambini, e si assicurano adesso che il lavoro minorile non sia impiegato nella produzione dei tappeti acquistati nei negozi dell’Asia meridionale. I governi di Pakistan e India, hanno chiuso moltissime fabbriche che traevano profitto dallo sfruttamento e introdotto norme che vietano il lavoro minorile. Sono state ante le iniziative in sua memoria tra le scuole, compresi alcuni film come “Bambini senza paura (2015), il film di animazione diretto da Michel Fuzellier, liberamente ispirato alla sua vita.