L'Europa si schiera con Juan Guaidò, l'autoproclamato presidente del Venezuela. E lancia l'ultimatum a Nicolas Maduro: Se non convocherà elezioni "trasparenti" nei prossimi otto giorni, Spagna, Francia e Germania (Italia non pervenuta) riconosceranno il presidente dell'Assemblea nazionale, Guaidò come presidente ad interim del Venezuela.
Il Parlamento greco ha approvato l'accordo sul nuovo nome della Macedonia. Il partito Syriza del premier Alexis Tsipras (foto) è riuscito a ottenere l'approvazione grazie al voto di diversi deputati indipendenti.
Roger Stone(foto), alleato chiave e consulente di Donald Trump, è stato arrestato dall'Fbi nell'ambito delle indagini sul superprocuratore per il Russiagate Robert Muller.
Dopo la sentenza della Corte Suprema che ha bocciato il decreto dui Dreamers per l'inqulino della Casa Bianca le brutte notizie non sono finite.
La popolarità di Donald Trump infatti scende ai minimi storici.
La sfida al presidente venezuelano Nicolas Maduro da parte di Juan Guaido (foto), esponente dell’opposizione che si è autoproclamato “presidente” ad interim del paese, ha il sostegno di Stati Uniti, Brasile e Argentina e di altri nove paesi membri del “gruppo di Lima”: Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Panama, Paraguay e Perù. A sostegno di Maduro, in America latina, Cuba, Bolivia e Messico.
“Siamo convinti che Maduro faccia parte del problema e non della soluzione”, ha detto il presidente cileno Sebastian Pinera. L’Unione europea ha fatto appello da parte sua a “elezioni libere e credibili, conformemente all’ordine costituzionale”.
Brutte notizie da Oltreoceano per Salvini e i sovranisti. La Corte Suprema statunitense (in cui i conservatori sono in maggioranza) ha respinto la richiesta dell’amministrazione Trump di valutare subito e pronunciarsi sulla fine del programma Daca, che protegge dal rimpatrio 700.000 immigrati irregolari arrivati da bambini.
No a un secondo referendum e alla sospensione dell'art 50 (che, in sostanza, rinvierebbe la Brexit). Secondo Theresa May, il piano "B" sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea passa attraverso un nuovo accordo. "Ed è quello che il governo sta cercando di fare".
Aumenta il divario tra ricchi e poveri nel mondo. Nel 2018, da soli, 26 ultramiliardari possedevano la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta. A dirlo è il nuovo rapporto Oxfam 2019 pubblicato alla vigilia del meeting annuale del Forum economico mondiale di Davos. Anche l'Italia è in linea con i dati globali: il 20% più ricco dei nostri connazionali possedeva, nello stesso periodo, circa il 72% dell'intera ricchezza nazionale.
Nel 2018 il patrimonio dei "super-ricchi" è aumentato del 12%, al ritmo di 2,5 miliardi di dollari al giorno.
Se la quota della ricchezza globale nelle mani dell'1% più ricco è in crescita dal 2011, la riduzione della povertà estrema è caratterizzata, invece, da un trend opposto. Il tasso annuo della riduzione della povertà estrema, infatti, ha registrato un calo del 40%. L'aumento della povertà estrema, secondo Oxfam, colpirebbe in primis i contesti più vulnerabili del nostro pianeta, uno su tutti l'Africa subsahariana.
"Davanti a Stati Uniti e Cina, non avremo un futuro se non staremo assieme". L'invito a esporre la bandiera europea il 21 marzo "è chiamare a raccolta tutti coloro che condividono l'idea di rilanciare un destino comune, chiudendo col passato e preparando il futuro. Una chiamata al centro-sinistra, ma anche nel centro-destra ci sono europeisti". Lo afferma l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi che sottolinea: "L'attesa di Usa e Russia per l'indebolimento dell'Europa è forte".
Il leader socialdemocratico e premier uscente Stefan Lofven (foto) ha ottenuto la fiducia del Parlamento svedese.