DA ROMA A VERBANIA

Al grido di "Roma dice basta", sabato mattina si è tenuta di fronte al Campidoglio una manifestazione di forte contrasto al sindaco della capitale Raggi.
Nelle stesse ore, altri sindaci ed ex sindaci di importanti città - tra cui Sala, Gori, Borgna, Pisapia, Albertini e Chiamparino - in compagnia di tanti amministratori del Nord Italia, erano impegnati in un confronto sui temi del governo locale, ma con un occhio agli sviluppi dello scenario nazionale, promosso a Verbania dall' "Associazione Liste Civiche Lombardia Piemonte Liguria".
Da un lato, per semplificare, si potrebbe dire che se a Roma è andata in scena la protesta, a Verbania è stata protagonista la proposta. Dall'altro, si può constatare come entrambe le iniziative abbiano in comune un'estrazione civica, non partitica, slegata dalle appartenenze e dalle contrapposizioni nazionali, nel tentativo di non farsi schiacciare da esse. 
È da almeno venticinque anni che il fenomeno del cosiddetto civismo organizzato ha acquisito un ruolo centrale tra le opzioni della partecipazione politica. 
Talvolta, la via civica si è ridotta a mero strumento dei partiti tradizionali ovvero a vera e propria scorciatoia ad uso di personaggi in debito di ribalta. Nel contempo, non va sottovalutato come, in molte e significative occasioni, quello offerto dal civismo sia stato o continui ad essere l'unico canale di accesso e di partecipazione genuina ad un dibattito pubblico che i partiti della seconda Repubblica hanno ridotto all'anchilosi.
Ancor più interessante, tuttavia,  sarebbe indagare una qualità che ha caratterizzato la proposizione di quasi tutti i movimenti civici fino ad oggi noti, cioè l'inclinazione ad un approccio intimamente antipartitico e morbidamente antipolitico. Chissà se questo modello reggerà e come reagirà alla prova dei nuovi tempi.