Ci sono temi su cui Cinque stelle e Lega sollevano quesiti giusti, anche se poi forniscono risposte sbagliate. Tra questi, la necessità di far scoppiare la bolla europea: per loro, come per tutti i sovranisti, significa distruggere il progetto di unione europea, per me (e i socialisti europei) l'esatto opposto: abbattere la distanza che separa le istituzioni dai cittadini per rafforzare l'unione, rendendola più democratica e inclusiva.
In molti paesi europei ci si sta preparando all'appuntamento elettorale di maggio 2019 stilando liste e programmi. In Italia ci arriveremo più in là. Non significa però che nessuno ne stia parlando, anzi, è il momento delle elucubrazioni più fantasiose. Che come da "miglior" tradizione, anziché partire da un’analisi della situazione politica e dal programma, partono dalle liste.
Eppure se è vero che è giusto far scoppiare la bolla per abbaterne le pareti, è anche vero che per farlo servono una discussione e un dialogo che coinvolga tutta la sinistra – non si cambia l’Europa da soli in generale, ancor meno in un momento in cui i nazionalisti avanzano programmi radicali di dis-integrazione europea. Ci vogliono proposte altrettanto decise e ferme. L’Europa è davvero a un bivio questa volta e con essa lo è la democrazia. Senza esagerare.
Servono punti fermi da cui partire, perché la bolla scoppi come intendiamo noi. Un’Europa dei popoli e un’Europa dalle forti politiche sociali, che dal pilastro per i diritti sociali porti a una riflessione su una progressiva integrazione del sistema di welfare a livello europeo. Senza farne tema tecnico bensì puramente politico - siano i partiti a parlarne prima delle amministrazioni nazionali. E se i partiti di sinistra discutessero e convergessero con un nuovo spirito fondativo, non eserciterebbero forse una forza attrattiva diversa? Un patto per l’UE sostenibile socialmente e ambientalmente. Di certo, però, non potrebbe trattarsi di un’altra bolla, distante dalla realtà. Dovrebbe essere ampia per abbracciare visioni adesso non collidenti, ma precisa nel determinare pochi punti di partenza. Quelli essenziali.
E per invertire la rotta e spostare la prua dalla collisione assicurata, perché non dare un segnale, portando i pezzi della sinistra che condividono questa visione a parlarne proprio a Bruxelles?