Quella proposta dalla Giunta comunale, nei giorni scorsi, è un “nuovo” Piano di alienazione di beni immobili. L’auspicio che si attende adesso, da una possibile approvazione del consiglio, è quello di un’asta per mettere in vendita 10 immobili del comune di Piazza Armerina. Ma soprattutto si spera che quest’anno le cose andranno diversamente data la difficoltà nel trovare possibili acquirenti.
I beni autorizzati alla messa in asta sono in totale 10: 2 fabbricati, 5 abitazioni, 2 magazzini e 1 immobile censito a ufficio pubblico . E’ quanto reso noto nella proposta di deliberazione della Giunta Comunale. Oltre la metà di questi si trova in pieno centro storico, zona ormai poco ambita come residenza ma di grande interesse culturale. E difatti ben 6 edifici su 10 sono siti in via Santa Chiara – solo in questa via sono messi in asta 4 immobili – via Vittorio Emanuele e via Cagni.
Ma c’è una precisazione da fare. Questi beni sono in realtà un patrimonio non valorizzato costituendo così solo un peso per l’ente poiché , come tutte le gestioni di immobili, hanno costi di manutenzione. E dunque, quella del nuovo Piano, per la magra che sta vivendo il comune, è un operazione necessaria per far cassa e investire il ricavato in opere di pubblico servizio.
Come specificato nella delibera , il nuovo Piano di alienazione “ è stato predisposto aggiornando quello già adottato” nel 2014. Ma nella realtà, nulla appare modificato: stessi immobili, stessi prezzi a base d’asta.
La questione è abbastanza seria come ci spiega Salvatore Alfarini, consigliere comunale del Partito democratico. “Purtroppo c’e poco da dire per la difficoltà oggettiva della vendita di questi immobili. I risultati del Piano di alienazione - che ogni hanno viene pubblicato - viene puntualmente disatteso. Questo perché gli immobili messi all’asta non riescono a essere venduti. In sostanza il Piano che si allega al bilancio è un atto di routine ma soprattutto un tentativo doveroso di dismetterli perché questi immobili non valorizzati sono solo una fonte di costi, non solo in termini di manutenzione ma anche di controllo dello stato. La scelta dell’asta è razionale ma il problema è serio, perché non c è una domanda e quindi possibili acquirenti”.
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