L'opposizione al governo gialloverde,purtroppo non appare ancora in grado di frapporsi e fare fronte efficacemente contro la devastazione politica e sociale che l'esecutivo sta provocando nel nostro Paese.
Non quella di centro destra dove Forza Italia, nonostante le buone intenzioni di esponenti come Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna, si deve affidare al carisma lesionato dal tempo che scorre inesorabile di Silvio Berlusconi e sicuramente non quella, finta, di Fratelli d'Italia.
Le cose non vanno meglio nel centrosinistra dove il Pd sia avvia a celebrare ad un anno esatto dalla rovinosa sconfitta del 4 marzo, come se nulla fosse cambiato, il rito delle primarie che gli esponenti dem seguitano a considerare, sbagliando, l'unico strumento per rianimare un paziente gravemente ferito come il Pd.
Gli appelli di Carlo Calenda, che pare essere, assieme a pochi altri come il socialista Nencini, l'unico esponente del campo riformista con le idee chiare e proiettate verso il futuro a cominciare dalle elezioni europee in cui ha proposto un rassemblemengt riformista in grado di contrastare, con una chiara proposta europerista, il sovranismo razzista della lega e il demenziale populismo del M5s, al di la delle belle parole, sembrano essere stati infilati dentro un congelatore in attesa che si compia la liturgia sfinente nel Pd.
C'è da esserne certi: sarà tempo perso poiché da quel partito, per come si stanno profilando i rapporti di forza tra i tre candidati alla segreteria, la montagna partorirà una leadership che, per cultura e limiti oggettivi, altro non potrà fare che proporre all'elettorato un Pds bonsai con l'appoggio esterno di una Cgil landinizzata, guadagnandosi la diffidenza se non l'ostilità di chi in quella storia non si è riconosciuto e non intende riconoscersi.
In molti riponevano molte speranze in +Europa, il soggetto politico che Emma Bonino (foto), dopo la rottura con Marco Pannella e i suoi eredi, ha costruito. Il risultato del congresso fondativo e gli strascici che ha prodotto inducono a ritenere che il tentativo è destinato a fallire. Non certo per colpa del destino cinico e baro. Emma Bonino, che come è noto ha una altissima considerazione di se stessa ed è unicamente interessata ai propri obiettivi, liberatasi dalla ingombrante tutela di Marco Pannella ha mostrato tutti i limiti che il vecchio leader radicale, pochi mesi prima della sua morte, aveva individuato e denunciato: una visione della politica miope, limitata al presente e al proprio tornaconto, priva di quel briciolo di utopia e di coraggio che chi si propone di rappresentare si aspetterebbe.
La frenata al progetto di +Europa è si figlia di dinamiche congressuali border line con l'illecito ma è anche è soprattutto il portato che le scelte della Bonino quelle dinamiche medesime hanno provocato. La decisione che nessuno ha mai capito perché lei stessa non è stata capace di spiegare, di intrecciare la propria storia e quella dei suoi seguaci con personalità provenienti da un mondo lontanissimo dalle istanze del radicalismo italiano, quando, alla vigilia delle ultime politiche, per risolvere il problema delle firme per presentare la sua lista vi erano soluzioni più congrue, coerenti e politicamente sostenibili, scelse il Centro democratico di Bruno Tabacci è all'origine del cortocircuito che la odierna decisione di Marco Cappato (foto) di "non volere far parte degli organismi dirigenti del partito" e di "non volere partecipare alla sua vita politica interna" certifica in tutta la sua gravità. L'aver scelto Bruno Tabacci, Angelo Sanza, navigati bucanieri della vecchia DC, come compagni d'avventura addirittura nella costituzione del partito, avere appoggiato la candidatura alla segreteria di Benedetto Della Vedova, un abile praticante della peripatetica arte del trasformismo, insistere per lasciare la fragile creatura in un totale isolamento, respingendo con un sussiego degno di miglior causa, qualsivoglia proposta di alleanza elettorale, ha significato chiedere agli antichi compagni di lotta di fare harakiri in nome di non si sa bene cosa. Infatti Marco Cappato, radicale storico, resosi conto (un pò in ritardo) del pasticcio in cui era finito ci ha pensato su qualche giorno e se ne è andato sbattendo la porta.
Probabilmente la Bonino riterrà che il danno elettorale sarà minimo e comunque il suo carisma vale molto di più di un abbandono.
Non è così: intanto perché Cappato, nonostante i pulmann di Tabacci, Sanza e Ferrandelli ha incassato oltre il 30% dei voti congressuali, poi perché il carisma di Bonino è ammaccato e comunque in diverse prove elettorali,salvo che in una ormai lontana nel tempo, non si è dimostrato sufficiente per ottenere risultati apprezzabili.
Il destino di +Europa, un deja vu, ovvero l'ennesimo partito nato dalla personalizzazione della politica, sembra segnato. Come lo fu quello di Fli di Gianfranco Fini o dell'Api di Francesco Rutelli: la rapida estinzione.
Sarà un caso ma, da tempo, Matteo Renzi non parla più di partito della nazione.