Come sempre accade nel Bel Paese, dove si vota ogni anno, le prime consultazioni del 2019 assumono una valenza che va ben oltre i confini di due regioni, nel caso in questione l'Abruzzo dove si voterà per le regionali domenica prossima e la Sardegna la domenica successiva.
Saranno due test che avranno la funzione intanto di misurare la prevedibile crescita elettorale della Lega di Salvini e la altrettanto prevedibile contrazione del M5s e quanto e in che misura tali risultati avranno una ricaduta sul piano nazionale anche perché, finalmente, si potrà ragionare su voti reali e non sui sondaggi che non sono il Vangelo e tuttalpiù indicano una tendenza che non infrequentemente è stata dimensionata dal voto reale ben diversamente.
Naturalmente, come spesso avviene lo scontro politico è stato portato sui temi nazionali in particolare nei comizi dell'ultimo week end prima del voto abruzzese è esplosa la questione che appare come la madre di tutte le battaglie all'interno della maggioranza gialloverde. Il Tav Torino Lione.
Resta alta la tensione tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Dopo il botta e risposta a distanza di sabato, il vicepremier pentastellato, è tornato a lanciare un avvertimento al 'socio' di governo: "Il tema non è il ridimensionamento dell'opera, altrimenti parliamo di una supercazzola". Per me valgono le priorità, in questo governo ce lo siamo detti chiaramente, dall'inizio che ci sono cose su cui siamo d'accordo e altre su cui non siamo d'accordo dunque lavoriamo su quelle su cui siamo d'accordo: con 20 miliardi ci puoi fare tante cose. Altrimenti devo convincermi che si spinge su cose su cui non siamo d'accordo per creare tensioni nel governo? Io non lo consiglio. Consiglierei di spingere sulle cose che sono prioritarie per gli italiani". In materia di infrastrutture quali siano le cose prioritarie per gli italiani lo sappiamo bene: dalla Gronda genovese alla Grosseto Fano. Tutte opere bloccate dall'ignava del peggior ministro al ramo che memoria d'uomo ricordi: danilo toninelli. Di cosa parla dunque Di Maio?
Immediata da una piazza abruzzese la replica di Salvini: "Sia l'Abruzzo che l'Italia hanno bisogno di più opere, di più ferrovie, di più strade: i soldi servono per finire le opere cominciate, non per tornare indietro. Se sono stati scavati 25 chilometri di tunnel, è più utile andare avanti e finirlo o spendere soldi per chiudere il buco? Io sono per andare avanti".
Sembra che sul tema le distanze siano incolmabili anche perchè da un lato la base "vera" della Lega, il Nord, preme perchè il Tav si faccia e non accetterebbe una marcia indietro del "capitano" dall'altro dopo la magra sul Tap e la rivolta dei grillini del Salento di Maio non può permettersi un arretramento su un tema che è stato uno dei pilastri del successo del MoVimento.
Eppure la sensazione è che i due proveranno a tentare di non spingersi al punto di non ritorno che significherebbe la fine dell'alleanza di governo con prospettive future incerte.
Forse un ruolo cercherà di giocarlo il Premier Conte che potrebbe tentare una mediazione. Tuttavia la posta in gioco è tale che i margini di mediazione non si vedono: impensabile un rinvio alle calende greche che obiettivamente pare l'unica soluzione (anche se transitoria) possibile. A meno di aprire un altro fronte con la Francia e con l'Europa. Tuttavia va considerato che i due protagonisti, pur di tenere in piedi il governo, sono capaci di tutto.
Dunque c'è ansia e attesa per un risultato elettorale che gli italiani dotati di buonsenso sperano sia almeno un primo segnale forte che apra la strada ad un ritorno dell'Italia alla normalità democratica.