Il vescovo di Torino: Pronti a accogliere famiglie delle navi di migranti bloccate in mare

"Avevamo dato disponibilità anche per la nave Diciotti. È un gesto simbolico spirituale e concreto: dobbiamo lanciare un segnale preciso alle autorità italiane e straniere sulla positività dell'accoglienza. Alleviare in modo concreto le sofferenze di qualcuno ha un grande valore soprattutto se la chiesa torinese non sarà sola in tutto questo".
"Sembra assurdo, ma è così - ha detto Nosiglia - Sono i poveri che spaventano, perché da loro viene il rinnovamento e per mezzo di loro cambia la storia del mondo. Quando Francesco d’Assisi iniziò la sua rivoluzione silenziosa, sposando “Madonna Povertà”, chi si sarebbe aspettato che la Chiesa e la società ne avrebbero avuto uno scossone ed un rinnovamento profondo? Credo che anche oggi possa avvenire la stessa cosa, se noi credenti, con umiltà e spirito di conversione al Vangelo, camminiamo verso Betlemme e come i Magi adoriamo quel Bambino divino, riconoscendolo come Salvatore di tutti gli uomini che vivono nei diversi popoli della terra".
"A volte rifletto, come vescovo, e vorrei che altri facessero lo stesso, sul fatto che i Magi appartenevano ad altre nazioni e anche religioni, rispetto al popolo ebraico. Essi interrogano gli esponenti della politica, delle autorità e della religione ed ottengono sì una risposta vera - il Messia nascerà a Betlemme - ma non di essere accompagnati ad incontrare il Signore. Capita anche a noi, oggi: tante persone di altri Paesi e fedi, bisognose di accoglienza e di incontro, ci interrogano con la loro presenza, con le loro necessità. Se la nostra risposta resta estranea ai loro bisogni esistenziali, spirituali ed umani, facciamo come Erode, i sacerdoti e gli scribi, non li accompagniamo al Signore, li lasciamo vagare da soli".
Parla di chiesa ma anche di attualità il vescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia nella sua omelia davanti a una chiesa piena di gente, originaria di ogni parte del mondo. Come ogni anno al Santo Volto si parlano almeno una decina di lingue e anche i canti e le preghiere sono multietniche. "Dobbiamo comprendere - ha detto l'arcivescovo - che la provocazione dei Magi ci stimola ad uscire dalla nostra paura, dal nostro perbenismo e paternalismo, dal nostro dare buoni consigli senza impegnarci in prima persona. L’Epifania è la festa di questo Dio difensore degli ultimi, che si rivela a tutti, ricchi e poveri, potenti e umili, italiani o stranieri, cristiani e non, come il Dio che salva dalla divisione e dall’indifferenza, dall’odio e dalla violenza, dalla discriminazione e dal rifiuto dell’altro"