Sea Watch 3 e Sea Eye. Da Malta no allo sbarco. Concesso l'ingresso in acque territoriali per ripararsi


Il sito cita fonti governative, secondo cui la Valletta è impegnata in discussioni con vari Stati dell'Unione europea per la redistribuzione dei migranti, ma un accordo non è stato raggiunto. Nella richiesta di riparo inviata dal personale a bordo della Sea-Watch 3 si legge che "a causa della lunga permanenza a bordo, delle cattive condizioni meteo ancora in peggioramento, molti degli ospiti soffrono di grave mal di mare"; "per una persona malnutrita e indebolita la conseguente disidratazione rischia di essere fatale, specialmente se sommata all'ipotermia". Il personale ha anche sottolineato di essere "particolarmente preoccupato" per i tre bambini a bordo. Sulla nave stanno finendo le scorte di acqua potabile e di cibo, mentre anche degli operatori cominciano ad ammalarsi, dichiara l'ong.
L'ong tedesca, che opera sulla Sea Watch, da giorni continua a rilanciare un appello su Twitter: "Dopo giorni e giorni, la #Seawatch entra nel 2019 in mare alto e in condizioni avverse con 32 migranti a bordo che nessun Paese vuole accogliere. Da quando in Italia sembriamo aver deciso che non spetta più a noi, il dramma di quei 32 prosegue nell’indifferenza quasi generale".
Nonostante lo stallo, il governo italiano, per bocca di Matteo Salvini, continua a ripetere che i nostri porti sono chiusi. Anzi, negli ultimi giorni il ministro non ha più toccato l'argomento, limitandosi a ignorare il problema.