"Non abbiamo bisogno della vostra carita', ma del vostro rispetto, perche' anche le parole uccidono". E' durissima l'invettiva di Padre Janvier Yameogo (foto), in servizio presso il dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.
Originario del Burkina Faso, Yameogo si e' appassionato alla comunicazione non violenta quando era in Francia, dove svolgeva studi di giornalismo: "Quando ero studente avevo due difetti: ero gia' sacerdote ed ero nero" ha detto il religioso, facendo riferimento al sentimento anticlericale con cui si e' confrontato oltralpe.
"In Italia c'e' piu' rispetto per l'abito che porto- aggiunge- ma fanno paura gli ultimi sviluppi socio-politici". "A livello di linguaggio- ha proseguito il sacerdote- c'e' una disumanizzazione, sia in coloro che raccontano che in quanti sono oggetto dei racconti: l'empatia per un bambino che muore e' sparita.
Si dice: non e' grave, anche se a volte ci si dispera per un animale domestico che muore".
"Non chiediamoci cosa puo' portare l'Africa all'Europa- ha concluso il suo ampio intervento Yameogo- chiediamoci piuttosto cosa fare per ristabilire un po' di giustizia in questo mondo di sfruttamento dei beni e di accapparramento delle terre"
Per combattere la "negrofobia" che dilaga in Italia, "bisogna ripensare la comunicazione, a partire dalla televisione". Cosi' il giornalista e scrittore Filomeno Lopes, originario della Guinea Bissau, 'Come la comunicazione digitale puo' svegliare le coscienze e cambiare la narrativa attorno all'immigrazione (africana) in Italia'.
"Dal punto di vista mediatico, credo che oltre il 70% dell'informazione che arriva agli italiani e li rende 'impauriti' provenga dalla televisione- ha detto Lopes- se la diaspora vuole fare un passo avanti nella comunicazione, credo che debba puntare all'eccellenza, a costituirsi come una regione di sviluppo per l'Italia, e investire sui media pubblici
"Se potessi scegliere, farei scomparire il binomio 'bambini stranieri' dalla narrazione dei media italiani, perche' i bambini che nascono e crescono in Italia non sono stranieri, ma solo bambini". Cosi' Ada Ugo Abara del coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane.
"Se potessi decidere quale parola far utilizzare piu' spesso ai cronisti? Sarebbe l'espressione 'italiani con background migratorio', perche' c'e' una parte di Italia che e' composta da persone che oltre ad avere un background italiano hanno anche un altro territorio di provenienza, che puo' essere quello dei propri genitori o di altri familiari, che arricchiscono la propria persona e fanno parte del suo essere italiano"
(Dire)