"Su invito del presidente francese Francois Mitterrand, venerdì sera a Parigi i capi di governo socialisti europei sederanno attorno ad un tavolo per una cena di lavoro che sarà un importantissimo appuntamento per i leader dell' eurosocialismo. Alla cena parteciperà, oltre a Mitterrand, il nostro presidente del Consiglio, Bettino Craxi che atterrerà a Parigi da Madrid dove domattina inizia una visita di Stato. Con lui arriverà nella capitale francese il premier spagnolo Felipe Gonzalez, dove saranno anche il portoghese Soares e il greco Andrea Papandreu".
E' l'incipit di un pezzo de La Repubblica del 23 maggio 1984.
Altri tempi, altro mondo, altra Europa e, soprattutto, altri leader.
Si è concluso ieri a Lisbona il congresso del Partito del socialismo europeo (Pse), i cui fondatori erano le personalità menzionate in quell'articolo e ritratte in una foto d'epoca.
In considerazione della vaghezza dei contenuti non è il caso di svolgere altra considerazione se non che il declino del partito che fu uno dei motori dell'Unione Europea appare inarrestabile e che, verosimilmente, sarà sanzionato dalle elezioni di maggio.
Era, forse, l'ultima occasione per rilanciare una prospettiva politica che, ancorata ai valori della socialdemocrazia, desse l'immagine e fosse la sostanza di una svolta nei contenuti,nelle prassi e nei gruppi dirigenti. Non è stato così. Riconfermato l'impalpabile presidente bulgaro, con lui il segretario generale e il piccolo politburo di vicesegretari di diversa provenienza geografica e di mediocre caratura che sono, risiedendo a Bruxelles, i veri policy makers dell'organizzazione.
I noiosissimi panel che hanno scandito il congresso sono stati inframmezzati da brevi clip in cui sono stati mostrati i volti dei leader del socialismo europeo scomparsi, corredati da loro aforismi. Una bella idea. Ma ne mancavano due: Felipe Gonzales (perchè vivente) e Bettino Craxi (chiedetevi il perché).
Davvero sgradevole quella che ha tutta l'aria di non essere stata una dimenticanza ma una scelta.
Sgradevole perché rimuovere, anche visivamente, pezzi importanti della propria storia equivale a procedere ad una mal riuscita imitazione di una pratica diffusa in Unione Sovietica al tempo di Stalin ovvero togliere dalle foto ufficiali, taroccandole, le personalità cadute in disgrazia e scomparse alla Lubianka o nei Gulag.
Che la mal riuscita imitazione sia avvenuta in un partito che si richiama ai valori del socialismo democratico, ancorché guidato guidato da un bulgaro laureatosi in storia a Mosca non può non sorprendere ed è sconcertante che vi sia ai vertici del Pse un tizio, sicuramente formatosi nella gioventù comunista bulgara, che autorizza o promuove la rimozione di uno dei fondatori di quel partito.
Bettino Craxi ha lasciato sicuramente un segno indelebile nella storia del socialismo europeo e dell'UE.
Serghei Stanishev invece, presidente del Pse dal 2012, "non pervenuto".
(E.P.)
Nella foto: da sinistra Mario Soares, Francois Mitterrand, Bettino Craxi, Felipe Gonzales