Che Carlo Calenda sia vissuto dal mandarinato del Pd e, in prospettiva anche dalla maggioranza gialloverde, come un problema e che si faccia di tutto per escuderlo dal dibattito politico è abbastanza chiaro.
L'exministro tuttavia sembra non darsene per inteso e utilizza tutte le occasioni per fare sentire la sua voce.
E' avvenuto la notte scorsa quando Calenda è intervenuto nel corso di un programma radiofonico della Rai in onda dell'1,30 alle 6.00 del mattino. Orario da nottambuli ma tutto serve.
Ecco alcuni stralci del suo speech.
Sul Pd: "Io penso oggi che il grosso problema sia preparare un'offerta alternativa per le elezioni europee. Serve un fronte democratico rinnovato nelle persone che sia capace di opporsi a chi, come Salvini che sogna di far diventare l'Italia come la Russia o l'Ungheria, vuole portarci fuori dall'Europa. Il congresso andava fatto prima, immediatamente dopo la sconfitta, farlo ora e portarlo fino a marzo dilaniandosi all'interno senza mai tirar fuori uno straccio di programma, trovo che sia una cosa abbastanza folle. Poi, se lo vogliono fare perché sono appassionati di ordalie in cui si contano, lo facciano".
Sul M5s: "E' sbagliato dire che avremmo dovuto fare il Governo con loro. Il Movimento Cinque Stelle oltre a essere un Movimento che è fondato su un generico vaffanculo rispetto a tutto, sta dando una prova pessima sia a livello locale che a livello nazionale. Il Movimento Cinque Stelle sta attaccando la democrazia, dicendo che le Istituzioni che non sono votate non hanno nessun valore e questo è il contrario dell'idea di democrazia liberale, dove lo Stato e le Istituzioni non sono di chi vince le elezioni, ma sono di tutti i cittadini"
Su Salvini: Bisogna essere convincenti per affrontarlo. Anche se lui nella sua vita ha sostenuto tutto il contrario di tutto. Se domani andassero di moda i migranti e le ONG domani si dipingerebbe la faccia di nero e andrebbe in giro con la barchetta in mezzo al mare. Il problema non è Salvini, ma che c'è un pezzo di questo Paese che risponde alla paura cercando una politica che sia più forte. L'importante è che la politica non risponda con l'autoritarismo e puntando solo sugli slogan, come invece fa Salvini".
Parole chiare, inframmezzate da osservazioni sulla crisi di consenso e di prospettiva dell'attuale sinistra riformista del tutto condivisibili, salvo che sul giudizio un po' troppo bonario su Salvini.
Il grosso problema e che chi come Calenda ha un'idea originale, che rompa l'incantesimo in cui il Pd ha trascinato quel che resta del centrosinistra è guardato con sospetto da alcuni e con sufficienza da altri. E' facile supporre e auspicare che Calenda stia riflettendo sul fatto che essersi iscritto al Pd non è stata una mossa felice e non resta che, speriamo in tempi rapidi, attendere che egli rompa gli indugi e avvii un processo di costruzione di un soggetto politico, perché no anche plurale ma fondato su un profondo rinnovamento dei gruppi dirigenti, che vada ben oltre l'attuale palude in cui lo sterile dibattito è sprofondato e si contrapponga senza infingimenti all'attuale maggioranza di governo.
(E.P.)