La questura di Trieste in un comunicato ha cercato di confutare quanto denunciato da La Stampa del 2 novembre circa i respingimenti massicci
(definiti "riammissioni") di migranti in Slovenia e poi in Croazia e Bosnia, appellandosi a norme europee e smentendo l'uso di mezzi di trasporto non identificabili.
La nota tuttavia non dissipa i dubbi. Difficile credere che l'inviato di un grande giornale nazionale, pur di fare uno scoop, abbia appesantito il racconto.
Ancora più difficile ritenere che il direttore del quotidiano,uno dei più apprezzati giornalisti italiani, abbia autorizzato, in assenza di concreti riscontri oggettivi, la pubblicazione in prima pagina con un titolo a nove colonne del reportage.
Che il Ministro dell'Interno della Repubblica Italiana taccia non stupisce; neppure stupisce il silenzio del Governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, un pretoriano di Salvini, circa l'impiegno illegittimo di personale della Guardia Forestale a supporto della Polizia di Stato nello sporco lavoro. A lor signori, autori e principali interpreti dell'ossessione xenofoba con la relativa narrazione del pericolo costante di invasioni di migranti, non può importare meno della sorte degli sventurati che vengono "riammessi" e affidati alle amorevoli cure dei poliziotti sloveni prima e croati poi.
Nè a Salvini crea imbarazzo apprendere (caso mai non l'avesse saputo) che i metodi usati dalla nostra Polizia sono speculari a quelli, inaccettabili, usati dai francesi al confine occidentale dell'Italia.
Ciò che stupisce invece è il silenzio assordante e imbarazzante dell'opposizione parlamentare di centrosinistra: salvo errori o omissioni non risulta che nelle 24 ore successive alla denuncia dei fatti, si sia levata anche solo una voce volta a chiedere spiegazioni e giustificazioni su quanto riportatodal quotidiano torinese.
Stupisce e indigna perchè non si può sopportare che sul tema dei diritti umani dei migranti seguiti a perdurare un'afasia persistente da parte di chi dovrebbe tenerlo come primo punto dell'agenda politica, anche se non implementa la popolarità e "non porta voti". Non si vive di sole elezioni. E comunque, tra l'originale e la brutta copia, l'elettore sceglie sempre il primo.
Dunque dovremo rassegnarci a tenerci Salvini? No grazie.
(E.P.)