Sabato scorso si è riunita l'Assemblea nazionale di SI (acronimo di Sinistra Italiana), formazione politica nata dallo scioglimento di Sinistra Ecologia e Libertà, a sua volta nata nel lontano 2009 grazie anche ad una scissione di Rifondazione comunizta, promossa dall'allora Governatore della Puglia Nichi Vendola, dopo le elezioni del 2008 in cui La Sinistra Arcobaleno, cartello elettorale che metteva insieme tutte le formazioni della sinistra radicale italiana, guidato dall'allora Presidente della Camera Fausto Bertinotti, non riuscì ad eleggere alcun parlamentare.
Grazie al carisma, alle narrazioni criptobarocche (incomprensibili ma originali nel loro elegante surrealismo) di Vendola, sia pure con abbandoni clamorosi, come quello dei socialisti che, non sbagliandosi, capirono in fretta che il perimetro politico sarebbe rimasto quello della sinistra radicale o, per le medesime ragioni, di personalità come Gennaro Migliore, il partito vendoliano, in forza di un accordo con il Pd di Bersani e grazie al premio di maggioranza che scattò per il csx alla Camera nelle elezioni del 2013, riuscì ad eleggere un cospicuo numero di parlamentari. Ci provò anche con una formazione antagonista il Magistrato Antonino Ingroia, con risultati pessimi.
Seguì come da copione, non scritto ma storicamente consolidato, la rottura con Pd e le forze riformiste del centrosinistra che consegnò il drappello dei parlamentari all'opposizione dei governi Letta, Renzi e Gentiloni.
Nell'ultima parte della passata legislatura, dopo la decisione di sciogliere SeL e costituire SI, con l'emersione a nuovo leader del delfino di Vendola Nicola Fratoianni, il neopartito si è impegnato nella duplice direzione di contrastare il referendum istituzionale (operazione riuscita) e nell'ennesimo tentativo di mettere insieme le anime morte del postcomunismo italiano sotto la paterna guida di un Magistrato, Pietro Grasso, forse il peggior presidente del Senato dell'Italia repubblicana elevato al soglio da quel fine stratega che ha dimostrato d'essere Pierluigi Bersani.
Sappiamo com'è finita: l'ennesimo frontale con il corredo di vittime illustri (D'Alema su tutti). Una figuraccia aggravata dal boom dei grillozzi che, verosimilmente, con i loro messaggi incendiari hanno attratto gran parte dell'elettorato di riferimento della sinistra radicale e antagonista.
Pare,alla luce, degli ultimi accadimenti che la lezione di marzo non sia servita. Altra scissione, altra corsa.
Che sarà guidata, così è negli auspici di Fratoianni e C. dal Sindaco di Napoli Luigi De magistris, neanche a dirlo un altro magistrato, noto per aver condotto inchieste inutili e dannose, che non pare abbia lasciato un garn segno alla guida della città partenopea, così come l'altro collega magistrato Michele Emiliano, a tempo perso Governatore della Puglia, a tempo pieno maldestro tessitore di trame nel Pd.
Alla finestra c'è sempre Antonio Di Pietro che non aspetta altro che qualcuno lo richiami ad esercitare la funzione censorio-poliziesca per cui è vocato.
Con il Tonino nazionale si arriva a cinque. Cinque magistrati per ciò che resta della sinistra radicale. Cinque come gli Efori dell'antica Sparta.
Da comunisti a spartani. Una bella prospettiva di libertà.
(E.P.)