LE PROMESSE DEGLI INCAPACI

Decine di migliaia di romani sono scesi sulla piazza del Campidoglio per contestare la sindaca Virginia Raggi che dopo 28 mesi è riuscita nell' impresa di deludere le decine di migliaia di romani che la votarono ritenendo che fosse una sorta di fatina che avrebbe iniziato l'opera di rilancio e riqualificazione della Capitale d'italia.


Impresa non difficile perchè, la desolante inadeguatezza della Signora, era apparsa chiara già in campagna elettorale e subito confermata nelle prime settimane di governo, contrappuntate da gaffes, scelte sbagliate, liti interne al M5s, culminate con il ritiro della candidatura di Roma per le Olimpiadi. Il resto è cronaca: enormi ratti a passeggio indisturbato per il centro storico in pieno giorno, gabbiani che dal litorale si sono trasferiti in massa in città dove possono banchettare tra cumuli di monnezza abbandonati, famigliole di cinghiali in gita di istruzione per le vie ad alto traffico, decoro urbano inesistente,  autobus in fiamme, moltiplicazione di buche stradali esponenziale, manutenzione inesistente della infrastrutture (il caso del rovinoso cedimento della scala mobile della metropolitana) che mette a rischio la salute e l'incolumità di cittadini e turisti, diffuso senso di insicurezza non solo nelle periferie... purtroppo si potrebbe continuare nel cahiers de doleances.
Certo le responsabilità del degrado capitolino non sono tutte da ascrivere alla Raggi, che ha trovato una città già devastata da anni di cattivo governo, ma lei ci ha messo molto del suo mostrandosi non all'altezza, non già di governare una grande capitale ma neppure un piccolo condominio.
Finalmente un numero consistente di romani ha aperto gli occhi. Meglio tardi che mai. Ma sono gli stessi romani, almeno quelli che hanno mandato Raggi in Campidoglio che un pò di mea culpa dovrebbero recitarlo. A comiciare da gli esponenti dello starsystem (vero Ferilli? Vero Mannoia?) che con i loro improvvidi endorsement promossero l'ascesa di un'incapace al più altro scranno dell' Aula Giulio Cesare.
Un pò più a sud,nel Salento, gli elettori di Melendugno e comuni viciniori, si stanno mangiando le mani per aver creduto alle mirabolanti promesse di un certo 

Alessandro DiBattista   e della corte dei miracoli M5S guidata dall'attuale Ministro per il Sud Barbara Lezzi  di cui ora chiedono le dimissioni. Motivo? Sono stati illusi dalla falsa solenne  promessa che la parte terminale del Tap, il gasdotto transadriatico, non sarebbe mai stato collocato in quella località. La realtà, ha spiegato ieri il Presidente del consiglio indicato dal M5S, è che invece si farà a Melendugno e in gran fretta, che i tempi delle discussioni sono finiti e non c'è altro tempo da perdere.
Fine della giostra.
La Signora Lezzi, salentina doc, farebbe bene a seguire il suggerimento di cui sopra.
Quanto a Dibba, dopo una tale figura di guano,  farebbe bene a continuare il viaggio in Sud America. O quantomeno a votarsi per un lungo periodo ad un utile e operoso silenzio.
(E.P)