Immaginate che alla vigilia di ferragosto un ponte sfiori o peggio una parte di esso stia per cadere sull'abitazione o sul vostro esercizio commerciale che magari, vigendo la legge del generale agosto, è chiuso per ferie. Immaginate di trovarvi improvvisamente nell'impossibilità di rientrare a casa vostra e nel vostro negozio. Immaginate di prendere atto che improvvisamente tutto ciò che possedete e di cui potete disporre sono gli abiti che state indossando.
Immaginate di avere avuto, dopo giorni di attesa, la possibilità di rientrare nella vostra abitazione per recuperare in gran fretta le poche cose di cui non si può fare a meno per sopravvvivere dignitosamente ma di vivere, dopo tre mesi dal disastro, in uno stato di totale precarietà, senza un tetto sicuro, con l'attività commerciale che sta andando a ramengo.
Immaginate che per potere attravesare da ovest a est una città, privata dell'arteria principale di comunicazione e dunque spezzata in due, per andare al lavoro,o a scuola, o a fare visita ad un parente, dovete prepararvi a compiere in viaggio a dir poco disagevole.
Per dirla in vernacolo genovese: non vi girerebbe il belino?
I genovesi di Polcevera ieri hanno fatto sapere alle Istituzioni, in primis al Governo, che il belino se lo sono proprio rotto, che sono stanchi di sentire musse (balle) da presidenti, vicepresidenti e ministri del "governodelcambiamento" che fino ad oggi sono stati capaci solamente di puntare il dito contro i presunti responsabili del crollo, in assenza di certezza delle cause che l'hanno provocato, che hanno sparato promesse a gogo, bypassando le istituzioni locali, senza che nessuna delle emergenze a cui è stata data una soluzione che avrebbe dovuto essere transitoria, sia stata affrontata seriamente e concretamente.
Per citare un amico del capolugo, Paolo Conte, "è tutto un complesso di cose" che non va per il verso giusto a cominciare dal titolare del dicatero competente che in queste settimane ha inanellato una serie di figuracce mediante farneticanti annunci e dichiarazioni che neanche il compianto Ministro Remo Gaspari, al punto di farsi dare dello stupido (in genovese: abelinato) da Gino Paoli.
Poi la tracotanza del vertice governativo, la cui unica preoccupazione è stata quella di scrivere una sentenza preventiva contro Autostrade per l'Italia, accusando, con un processo sommario e senza contraddittorio, la società senza che vi fosse (e vi sia) uno straccio di indizio, di essere responsabile del crollo, con il surreale argomento "che non si possono attendere i tempi della giustizia", ignorando poi il progetto di ricostruzione che Renzo Piano ha donato alla sua città.
Un governo che dopo estenuanti stop and go ha individuato due giorni fa il commissario per la ricostruzione nel sindaco della città (la soluzione più logica) e che giorno dopo giorno offre di sè la sconfortante impressione di non sapere che pesci prendere anche perchè l'evenualità del crollo del ponte Morandi non è scritta nel celeberrimo "contratto".
Intanto il capitolo ricostruzione, va detto senza riserve, si apre in un modo a dire poco singolare: ieri l' Autorità garante della concorrenza ha dato parere favorevole all’esclusione di Aspi (Autostrade), che aveva garantito la consegna del prodotto finito entro 15 mesi assumendosene (come è giusto che sia) tutti gli oneri, dalla ricostruzione del ponte. Una vittoria apparente per Di Maio e C che sul punto si sono sempre mostrati inflessibili. Tuttavia, leggendo il dispositivo pare che la ragione non risieda in un intento punitivo ma: "l’esclusione appare funzionale a evitare di replicare nel mercato a valle dei lavori gli effetti di chiusura alla concorrenza del mercato a monte, in cui l’affidatario del titolo concessiorio non è stato individuato con gara" (?).
Escluso dunque l'intento punitivo occorrebbe trovare un interprete di burocratichese per dare la corretta interpretazione del ragioni dell'esclusione.
Intanto è arduo prevedere quando i lavori avranno inizio e chi se ne occuperà.
Un affettuoso saluto ai genovesi e agli abitanti di Polcevera. E tanti auguri.
Con queste premesse ne hanno davvero bisogno.
(E.P.)