Contrapposta alla resistibile ascesa della Lega di Salvini è in atto l'irresistibile discesa di Forza Italia.
I sondaggi, per oltre 20 anni la bussola che ha orientato le scelte del fondatore Silvio Berlusconi segnalano impietosamente la costante perdita di consensi superiore ad ogni pessimistica previsione.
Persino il Pd, che non gode certo di buona salute, sembra essere riuscito ad arrestare l'emorragia di consensi mentre quella che fu l'Invincibile Armata, capace di raggiungere percentuali di consenso altissime, sta rovinosamente affondando.
Avanti di questo passo da qui a maggio, quando si voterà per il Parlamento Europeo,Forza Italia rischia di finire nel limbo politico dell'irrilevanza.
La ragione principale è il declino fisico (e non solo) del fondatore di cui ormai tutti hanno contezza. Berlusconi,a 82 anni suonati, nonostante le cosmesi e le cure a cui si sottopone non è più in grado di garantire la sua leadership per evidenti limiti fisici (e non solo).
Il gruppo di fedelissimi che ancora presidia il partito è incapace di fronteggiare lo tsunami Salvini che sta inesorabilmente erodendo consensi, mediante lo spericolato quanto accattivante lessico minaccioso così diverso dalle affabulazioni berlusconiane.
Nè lo sfacciato e imbarazzante sostegno che i Tg Mediaset offrono ai pretoriani dell'indebolito leader, mediante passaggi in video e in voce non inferiori al minuto, sembra portare beneficio al grande malato.
La ragione è che la alla litania che i Tajani, le Bernini e soprattutto la fedele Maria Stella Gelmini, Capogruppo alla Camera, intonano ogni volta che gli si mette un microrfono a favore di voce è talmente scollegata con lo stato delle cose che verosimilmente anche il più fedele elettore di Forza Italia finisce per capire che c'è un problema e, salvo eccezioni, principia a guardare con interesse verso la sguaiato arruffapopolo del Carroccio.
Maria Stella Gelmini in particolare si segnala nella riproposizione ossessiva di uno scenario politico che non è al tramonto, è proprio finito nel momento in cui Matteo Salvini ha siglato il famigerato "contratto" con Luigi Di Maio.
In quell'occasione è stata decretata la fine del centrodestra a trazione forzista. O meglio: semplicemente la fine del centrodestra.
Anzichè prenderne atto e vestire seriamente i panni dell'opposizione i gattini ciechi di Berlusconi, come è stato dimostrato dalla vicenda presidenza Rai, seguitano a invocare il ritorno alle origini dell'alleanza, incapaci di trovare una via di fuga dal cul de sac politico in cui si sono cacciati.
Suonano dunque surreali le parole della Capogruppo:"Forza Italia da martedi lavorerà, anche con la Lega, per cambiare la manovra in Parlamento".
Come se ci fosse ancora il centro destra, come se la Lega fosse ancora interessata ad un alleanza con chi vuole asfaltare.
L'unica strada che avrebbero potuto e dovuto percorrere i forzist, dopo la celta di Salvini, era quella di rompere le alleanze nei comuni e nelle regioni governati con la Lega.
Ma la paura fa novanta. E di paura si può (politicamente) morire.
(E.P.)