Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha tirato il sasso in piccionaia utilizzando, come suo costume, parole forti, per una volta del tutto appropriate e condivisibili.
Orlando ha contrappuntato la sua ormai trentennale carriera anche e soprattutto servendosi di strumenti lessicali spesso fin troppo sopra le righe soprattutto in tema di lotta alla mafia, non sempre giusti, dando l'avvio alla costruzione in Italia della prassi politica del sospetto e del discredito dell'avversario che purtroppo è ormai sedimentata. Basti pensare all'attacco pubblico che portò al giudice Falcone.
Ma questa volta come si usa dire "ci ha preso",poichè la sua decisione di sospendere a Palermo l'applicazione di alcuni articoli del famigerato decreto sicurezza, corrisponde all'allarne lanciato da più parti, ovvero, per usare le parole del sindaco: "Siamo davanti ad un provvedimento criminogeno. Ci sono migliaia, centinaia di migliaia di persone che oggi risiedono legalmente in Italia, pagano le tasse, versano contributi all'Inps e fra qualche settimana o mese saranno 'senza documenti' e quindi illegali. Questo significa incentivare la criminalità, non combatterla o prevenirla".
Il punto è esattamente questo. Non a caso Salvini,stizzito e preoccupato, ha subito fiutato il pericolo per la sua politica xenofoba e razzista che l'iniziativa orlandiana contiene e si è avvenurato in un torrenziale video su Facebook in cui ha rispolverato argomenti che nulla hanno a che vedere con il tema sollevato ma altro non sono che ripetizioni di un canovaccio che rassicurerà i suoi followers razzisti ma elude sfacciatamente la questione posta che, se non si fosse, per volontà del governo, strozzato il dibattito parlamentare ponendo la questione di fiducia, sarebbe emersa nel corso dell'esame del provvedimento.
All'iniziativa di Orlando si sono uniti molti altri sindaci, tra cui il presidente dell'Anci e Salvini non potrà non affrontare, anche se a parole sostiene il contrario, un problema che non è meramente amministrativo perchè Orlando e gli altri hanno spiegato agli italiani che moltiplicando il numero degli irregolari non si garantisce alcuna sicurezza, perchè è da incoscenti privare un richiedente asilo dell’accesso al servizio sanitario nazionale ed è insopportabile che il figlio di un richiedente asilo, privato della residenza, non possa andare a scuola.
La fine della protezione umanitaria,al dunque, genererà decine di migliaia di clandestini che dalla sera alla mattina perderanno alloggio e lavoro e non potranno cercarne un altro, se non offrendosi chi opera nell’illegalità.
Il 2019, peraltro, per l'Europa si apre con una delle pagine più vergognose possibili: l'odissea di Sea watch e Sea eye a cui nessuna nazione ha autorizzato l'attracco. Nessuno li vuole. Non l’Italia del truce Salvini ma nemmeno la Francia del liberale Macron o la Spagna del socialista Sanchez, né tantomeno la vicinissima Malta. Nessuna pietà umana, a proposito di radici cristiane, a proposito di ideali progressisti, per quarantanove poveracci, della loro fuga dalla guerra e dalla miseria, della loro permanenza nei centri di detenzione libici, dell’orrore che hanno vissuto.
A che serviranno allora le prossime elezioni europee? Forse a certificare l'annunciata vittoria di sovranisti e xenofobi ma contestualmente anche la tenuta di popolari e socialisti che, pur di non disturbare i loro elettori potenziali, oggi non muovono un dito per porre fine a codesto sconcio del diniego all'attracco delle navi cariche di migranti.
Serviranno soprattutto a sanzionare la miopia e la disumanità dell'opulenta Europa verso l'Africa.
Una mancanza di visione del futuro le cui inevitabili conseguenze le pagheranno le prossime generazioni.
Perchè il vento non si ferma con le mani o chiudendo le porte.