Aiutiamoli nel loro Paese di origine

Nei primi giorni di settembre una delegazione si è recata in Senegal per attuare un progetto di sviluppo locale nella regione di Tambacounda, il senegalese Seny Diallo, arrivato con il barcone in Sicilia nel 2013, oggi mediatore culturale presso l’associazione, coordinerà le diverse azioni programmate: “Ho accettato con entusiasmo di partecipare al progetto, tornare nel mio paese e aiutare i miei fratelli africani è la cosa giusta da fare.
Per ognuno di noi è sempre doloroso lasciare la terra dove siamo nati e cresciuti, creando delle piccole imprese, molti ragazzi senegalesi potranno costruirsi un futuro vicino la propria famiglia e i propri amici, evitando il pericolo del viaggio dove si rischia di morire tre volte: prima attraversando il deserto del Sahara, poi nell’inferno della Libia ed infine attraversando il Mediterraneo”. Chi riesce a giungere in Europa scopre una realtà molto diversa da quella che aveva immaginato e sognato, Seny, che vive una condizione ottimale all’interno dell’associazione Don Bosco, è consapevole che molti migranti non hanno avuto la sua stessa fortuna e spesso devono subire i sentimenti di razzismo che condizionano le azioni di molti italiani, in questi casi è molto difficile inserirsi nel contesto sociale. Il presidente della Don Bosco 2000 Agostino Sella racconta del viaggio e delle visite nei villaggi dei parenti dei migranti che in questo momento si trovano in Italia: “La regione di Tambacounda è una delle zone più povera del Senegal, da qui partono numerosi migranti verso l’Europa. Intendiamo andare oltre l’azione di accoglienza ed integrazione, assicurando un aiuto attraverso forme di cooperazione che garantiscano un effettivo sviluppo. Il progetto che realizzeremo a Tambacounda avrà come punto di riferimento Seny che oggi possiede tutte le necessarie competenze per aiutare la sua comunità. Al viaggio africano hanno partecipato alcuni membri delle famiglie degli operatori coinvolti: il presidente Agostino Sella e la moglie Cinzia Vella erano accompagnati dai loro figli Gaia, Gabriele e Samuele; Roberta La Cara era accompagnata dal marito Marco Canzonieri. Inoltre facevano parte della delegazione Dony Sapienza e Francesco Lotta, il fotografo Mario Noto e una troupe di RaiNews composta dalla giornalista Angela Caponnetto e dal cameraman Andrea Vaccarella. Ad ottobre con corsi formativi nei settori dell’artigianato, dell’agricoltura e del turismo, 25 ragazzi dei villaggi acquisiranno le competenze utili per le azioni concrete programmate. I fenomeni migratori di questi anni non si fermeranno. L’Africa ha oltre 1 miliardo e 200 milioni di persone. Novecento milioni di questi abitanti hanno meno di 21 anni e vivono nei villaggi in grandi condizioni di povertà. Molti di loro senza la speranza di un futuro migliore, continueranno a partire verso l’Europa”.

Marina Chiaramonte