I FRUTTI AMARI DEL 4 MARZO

La bocciatura annunciata della manovra da parte della Commissione europea è arrivata nel giorno in cui tutte le magagne del governo gialloverde sono esplose. Forse più che di magagne sarebbe più appropriato parlare di bluff scoperti visto che le tensioni all'interno della compagine governativa sono ormai giunte al calor bianco.

A furia di vertici di maggioranza apparentemente rassicuranti ma tutti svoltisi all'insegna del rinvio, per approfondire non si sa bene cosa, i pilastri su cui poggia il ridicolo "contratto" di governo stipulato dal duo Salvini Di Maio, vacillano paurosamente. La riforma pensionistica è ancora oggetto di manipolazioni (ora si parla di quota 97 e non più 100) il reddito di cittadinanza è fermo su un binario secondario e non si capisce bene se, come e quando partirà, Salvini ostenta sicurezza ma ha vistosamente abbassato i toni nei confonti di Juncer e Moscovici, essndosi reso conto che il problema Italia non sta solo sotto la lente nella Commissione ma anche di tutti i partner europei, compresi i supoi amici presunti, che non sembrano nella disposizione d'animo di fornirgli una sponda. Il cosiddetto decreto sicurezza, concepito allo scopo di demolire il sistema d'accoglienza ai migranti, già mostra i suoi grossolani limiti e le relative e conseguenti criticità (il caso dei disordini al Cara di Mineo, c'è da temere e ritenere che sarà il primo di una lunga serie) e poi il susseguirsi di incidenti parlamentari che seguitano a pore Di Maio sull'orlo di continue crisidi nervi, la dicono lunga sul livello di coesione della maggioranza.
Insomma, com'era facile prevedere, finiti i tempi degli annunci, degli spot tutti i nodi stanno venendo al pettine e il braccio di ferro tra i due dioscuri del Governo rischia di far crollare la debole impalcatura programmatica contenuta nel risibile contratto. L'eventualità di una crisi di governo non è remota poiché, stando così le cose, può espolodere inopinatamente a seguito da un voto parlamentare o dalla presa d'atto di uno dei due contraenti che, non essendo più possibile mettere sotto il tappeto le profonde divergenze che li separano su questioni dirimenti, è meglio staccare la spina.Prima delle elezioni europee.
Già. Ma per fare cosa? Un governo tecnico? Con quale maggioranza parlamentare?
Codesti sono i frutti amari che sta producendo una classe politica, uscita dal voto del 4 marzo, meno che mediocre che nelle settimane che abbiamo alle spalle si è preoccupata solo di fare propaganda, con contorsionismi inauditi, con forzature sostanziali e procedurali grossolane e disutili al sistema Italia.
Purtroppo il medesimo giudizio deve riservarsi anche ad un opposizione afasica e in perenne stato confusionale, incapace di trovare un terreno unitario su cui svolgere adeguatamente il compito assegnato dagli elettori.
Il problema sta tutto qui:davanti all'Europa, ai mercati, all mondo finanziario ci presentiamo politicamente sbrindellati e non credibili come non mai con l'aggravante che non esiste, almeno per ora, una persOnalità in grado di porre rimedio ad una situazione che si aggrava di giorno in giorno. (E.P.)