Nonostante le resistenze di Bruxelles e di Washington, l’Italia sì è detta disponibile, prima fra i paesi del G7, ad aderire al colossale progetto cinese della Nuova Via della Seta, “Belt and Road Initiative”. Nei progetti cinesi essa questa “via” dovrebbe svilupparsi su due linee, di cui una marittima che arriverebbe al porto di Trieste o a quello di Genova. Al Financial Times il sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci, ha dichiarato che le trattative sono in fase negoziale, ma è possibile che vengano concluse in tempo per la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia, prevista per il 21 marzo. Il presidente francese Emmanuel Macron ha mostrato interesse al maxi-progetto in occasione della sua visita in Cina, e ha dichiarato che “la Francia vuole essere parte attiva nella realizzazione della Nuova Via della Seta”; anche perché ci sono 900 miliardi di investimenti per creare infrastrutture in 62 paesi su tre continenti. Il sottosegretario allo Sviluppo economico italiano, oggi ha dichiarato: “Ci siamo confrontati da tempo con i partner e gli alleati che ci hanno espresso preoccupazione sul fatto che un’eventuale adesione italiana possa incrinare la posizione unitaria europea”. Da Bruxelles è stato tuttavia fatto sapere che “nè l’Unione Europea nè i singoli Paesi membri possono ottenere efficacemente obiettivi con la Cina senza piena unità”, come pure che “tutti gli Stati hanno la responsabilità di assicurare coerenza con leggi e politiche Ue e di rispettare alla luce di tali politiche l’unità dell’Ue”.