Spagna: Richieste pene detentive durissime per i promotori del referendum sull'indipendenza della Catalogna

La questione catalana rischia di incancrenirsi ulteriormente.
La Procura dello Stato spagnola ha usato la mano pesante nelle richieste di pena contro i protagonisti del referendum catalano, quasi tutti ancora in regime di carcere preventivo.


Oriol Junqueras (foto), ex numero 2 di Carles Puigdemont e leader del partito indipendentista catalano, rischia una pena di 25 anni di carcere.
Per Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, sono richiesti 17 anni di reclusione.
Stessa pena detentiva per Carme Forcadell, ex Presidente del Parlamento catalano.
Sedici anni rchiesti per i consiglieri Jordi Turull, Raul Romeva, Joaquim Fom, Dolors Bassa e Josep Rull.
Per i tre consiglieri indipendentisti attualmente a piede libero, Carles Mundó, Maritxell Borrás e Santiago Vila, le richieste scendono a 7 anni di carcere, essendo loro contestato solo il reato di malversazione.
Infine, nell'istruttoria dell'alto tribunale dell'Audiencia Nacional, la Procura sollecita 11 anni di carcere per l'ex maggiore dei Mossos d'Esquadra, Josep Lluis Trapero, a sua volta accusato di ribellione.
Tuttavia l'Avvocatura dello Stato - un organo separato designato dal governo che prosegue nel caso -  ha fatto sapere che le accuse di ribellione dovrebbero essere derubricate a favore del minore reato di sedizione (sommossa violenta contro il potere costituito) che richiederebbe una pena massima di 12 anni.
Il Governo spagnolo ha negato che la decisione dell'Avvocatura dello Stato di abbandonare le accuse di ribellione contro i leader catalani coinvolti nella corsa all'indipendenza sia un gesto conciliante per i separatisti.
Le accuse minori da parte dell'Avvocatura di Stato sono considerate infatti, da alcuni analisti, parte degli sforzi del Governo per ridurre le tensioni tra Madrid e Barcellona, ​​anche se il Ministro della Giustizia Dolores Delgado ha affermato che si tratta solo di criteri puramente giudiziari. Niente trattative, nè gesti simbolici.
Ma per Quim Torra e Roger Torrent, presidenti della Generalitat e del Parlamento catalani:
"Il presidente del governo Pedro Sánchez ha deciso di non agire, il che equivale a essere un complice della repressione. È un assoluto disprezzo per i democratici imprigionati".
Questa l'eredità lasciata dal referendum in Catalogna del 1 ottobre 2017 e della successiva dichiarazione d'indipendenza unilaterale.