RIVOLTA DEI SINDACI. COSA PUO' SUCCEDERE

Secondo i sindaci i profili di incostituzionalità del Dl Salvini sono quelli relativi agli articoli della legge ritenuti in contrasto con il principio costituzionale secondo cui lo straniero è anche titolare di tutti i diritti fondamentali spettanti alla persona, tra cui quello alla residenza perché limita alcuni diritti come quello alla salute, per l’impossibilità di beneficiare dell’assistenza sanitaria tranne le urgenze, o quello al movimento o al lavoro in assenza di un documento di identità riconosciuto valido.
Inoltre l’abolizione della protezione umanitaria ha “creato” irregolari che adesso si trovano esclusi ogni percorso di integrazione, con tutte le possibili conseguenze del caso.


Dal Viminale fanno sapere che i prefetti sono tenuti a denunciare i sindaci, e gli ufficiali dell’anagrafe, nel caso in cui trasgrediscano la norma. Il reato che potrebbe essere contestato è l’abuso in atti di ufficio, aggravato dal fatto che i sindaci, in materia di stato civile, sono anche ufficiali di governo.
I prefetti, inoltre, come poteva accadere con i registri delle unioni civili prima dell’intervento legislativo del 2016, hanno la facoltà di annullare l’atto dell’ufficio comunale.
Se la disobbedienza dei sindaci dovesse concretizzarsi, si aprirebbe un contenzioso tra i comuni e lo Stato: a quel punto un giudice, penale o amministrativo, potrebbe sollevare la questione di legittimità costituzionale del decreto. E portare il decreto Salvini davanti alla Corte Costituzionale.