I nodi al pettine. Primo scontro nella maggioranza sulle infrastrutture. Protagonisti Toninelli e Zaia

Cominciano a scoppiare le grane nella maggioranza del "Governo del cambiamento".
Sul futuro della Pedemontana Veneta, la superstrada a pedaggio da 2,258 miliardi di euro che dovrebbe collegare l’alta pianura veneta alle autostrade A4 e A27 attraverso le province di Vicenza e Treviso, Lega e M5s la pensano in modo diverso e sono pronti ad incrociare le spade.

«Il Governo non ha mai dato il via libera all’opera - sostengono i parlamentari e i consiglieri veneti M5s - e non si è mai detto neppure d’accordo con l’operazione portata avanti in totale autonomia dalla Regione». A metterci il "carico da 11" ci ha pensato il ministro pentastellato Danilo Toninelli.
Il titolare del dicastero delle infrastrutture e dei trasporti, sempre che abbia avuto contezza di qaule opera cosa stesse parlando, ha gelato i fautori del progetto, a cominciare dal Governatore leghista del Veneto Luca Zaia (foto), bollandolo come «quantomeno di dubbia sostenibilità». «La Pedemontana mi preoccupa rispetto al suo livello di sostenibilità finanziaria - ha aggiunto Toninelli - sia in termini di costruzione che di gestione e non vorrei che ci fossero, per il concessionario, condizioni di favore ancora maggiori rispetto a quelle che il Governo sta cercando di modificare in relazione ad altre convenzioni autostradali». Piccata la replica di Zaia: «Noi - ha detto - abbiamo salvato quest’opera che è la più grande a livello nazionale oggi in cantiere: 36 comuni interessati, 14 caselli e 94 chilometri e mezzo. L’abbiamo salvata in totale trasparenza coinvolgendo la Corte dei Conti, l’Autorità nazionale anticorruzione, l’Avvocatura dello Stato. Per qualsiasi dubbio noi siamo disponibili, non ci fanno paura le verifiche però è pur vero che questa non può diventare un’agonia. Se c’è da fare qualcosa siamo qui - ha concluso Zaia - ma ad un certo punto bisogna anche porre la parola fine».