Dario Corallo (foto), 30 anni, sfiderà i big del Partito Democratico alle prossime primarie dem. Laureato in filosofia, membro della Segreteria nazionale dei Giovani Dario Corallo, 30 anni, sfiderà i big del Partito alle prossime primarie dem. Laureato in filosofia, membro della Segreteria nazionale dei Giovani Democratici dal 2016 con la delega alla comunicazione, iscritto al Partito Democratico fin dalla sua fondazione alla sezione del Laurentino 38, nella periferia di Roma.
“Quanto state per leggere qui sotto potrà sembrarvi uno scherzo, ma non lo è. Ve la faccio estremamente breve e arrivo subito al punto: mi candido alle primarie del PD“, scrive Corallo in una nota durissima in cui, tra l'altro, definisce l'attuale PD "partito topaia".
“Sono contento perchè ieri alla marcia della pace ho rivisto quello che naturalmente dovrebbe essere il nostro popolo, quello fatto di tante persone che sono mosse dal solo desiderio di cambiare un pezzetto di mondo. E' lo stesso popolo che negli anni i nostri dirigenti ci hanno detto che avremmo dovuto odiare, quello fatto di persone che militano in altri partiti o in associazioni che hanno avuto da ridire su alcune cose fatte dal PD e che, invece che essere ascoltate, sono state insultate”.
Secondo Corallo “è inutile che i nostri dirigenti si facciano due dei 25km di marcia giusto il tempo di farsi la foto giusta, poi fatta girare ad arte. È inutile se poi, quando governi, vai in direzione opposta e contraria. È inutile se poi, quando perdi, dici che quel popolo non ha capito. È inutile perchè quel popolo lì non vi crede più. E sinceramente a non credervi siamo in tanti“.
Mi candido per una serie di motivi abbastanza semplici e, allo stesso tempo, cruciali. Sono 6 mesi che aspettiamo che qualcuno si renda conto che abbiamo preso il 18%. È inutile dire “abbiamo capito” se poi ci prepariamo a celebrare congressi con gli stessi che hanno distrutto tutto. Prima di qualsiasi proposta e di qualsiasi slancio occorre dirci con chiarezza che è necessario un azzeramento di ciò che il Pd è stato fino a oggi”.
“Basta con un partito forte con i deboli e debole con i forti– scrive Corallo-. Basta con la cooptazione clientelare della classe dirigente. Basta con i notabili che con il controllo di pacchetti di tessere preservano la loro posizione indipendentemente da chi svolge il ruolo di Segretario Nazionale. La rottamazione non c’è stata: è tempo, per noi Democratici di una vera Rivoluzione“.
“Noi siamo i delusi, quelli che sono iscritti ma si sentono soli, quelli che erano iscritti e hanno mollato, quelli che non sono mai stati iscritti ma un un tempo votavano e che ora non ci credono più. Ci candideremo senza mezzi, contro questo spettacolo ridicolo di dirigenti fallimentari che oggi chiedono di poter continuare a governare questo partito spacciandosi per il nuovo che avanza”.
“Se anche a voi il Partito Democratico così com’è non sta bene- continua Corallo- se nei vostri circoli, nelle vostre federazioni, al Nazareno vedete anche voi gli stessi limiti e gli stessi problemi di cui sto parlando, se in definitiva siete alla ricerca di un partito diverso dalla topaia che vediamo tutti i giorni, uniamoci per far essere davvero nuovo il Partito Democratico!“
“Noi siamo un gruppo di persone pronte a candidarsi perché crediamo ancora nelle ragioni fondative di questo Partito. Per farlo dobbiamo liberarci dei dirigenti nazionali che lo hanno tenuto in ostaggio in questo decennio e di quelli intermedi che hanno obbedito a tutto con toni entusiastici in una sindrome di Stoccolma. Dirigenti ed eletti che non rappresentano nessuno e che hanno bisogno di rimanere al proprio posto perché senza alternative ma con schiere di lacchè che sperano un giorno di poter essere cooptati”.
“Noi pensiamo che il PD abbia bisogno di uno statuto totalmente nuovo dal primo all’ultimo articolo e al suo fianco di un Programma fondamentale totalmente nuovo che tracci l’azione del principale partito della sinistra italiana non da qui alle Europee, ma da qui ai prossimi 30 o 50 anni”.
“Dobbiamo andare oltre i limiti e le ambiguità di questo primo decennio di vita del Partito Democratico, che ha sempre chiesto il voto delle classi popolari per poi tradirle in favore dei soliti noti una volta al Governo“.
“Tutto questo è avvenuto senza mai tenere in considerazione quelle che potevano essere le proposte della base che teneva l’orecchio ben saldo nel proprio territorio. Quando gli iscritti di un partito che si definisce Democratico hanno avuto voce in capitolo su temi fondamentali come il lavoro, il rapporto con l’Europa, l’inserimento nella Costituzione del pareggio di bilancio?”
“Quando abbiamo deciso di assecondare l’attacco fascistoide alla democrazia tramite l’eliminazione del finanziamento pubblico? Quando abbiamo deciso che lo ius soli non fosse una priorità? Quali interessi rappresentiamo? Quelli del popolo sovrano o quelli di qualche finanziatore? Noi saremmo dovuti essere il partito che avrebbe coinvolto il popolo nella gestione del potere e dopo 10 anni ci ritroviamo con un parlamento senza lavoratori e composto da soli professionisti: avvocati, medici o imprenditori”
(DIRE)