Nella maggioranza diffusi timori per il declassamento delle agenzie di rating. Prove di trattativa con l'UE

Secondo molti osservatori dietro la linea dura adottata del governo contro la commissione europea si celerebbe il timore di contraccolpi sui mercati e sul giudizio delle agenzie di rating: se scoppierà la tempesta qualche correzione nella manovra potrebbe arrivare.

Perchè il giudizio definitivo di Bruxelles arriverà solo dopo il varo della legge di bilancio. Juncker (foto) avvisa che potranno essere chieste alcune “modifiche”, in un processo “normalissimo”.
I gialloverdi stanno tentando di evitarlo con un’azione diplomatica a livello di istituzioni. Lo stesso Di Maio, apprezzando che la commissione abbia inviato la lettera al ministro dell’Economia “a mercati chiusi”, parla di una fase “di discussione”: “Ci aspettavamo che la manovra non piacesse all’Ue”, ammette.
Tuttavia le posizioni tra Bruxelles e Roma restano lontanissime, perché i leader M5s e Lega si rifiutano di ritoccare il deficit al 2,4% per il 2019, che porta un “deterioramento del deficit strutturale dello 0,8%”. D'altra parte l’impegno assunto dall’Italia a luglio a Bruxelles era di segno opposto. Oggi Il 2,4% per Di Maio e Salvini è la  trincea politica. E segna una duplice scommessa. Che l’Ue guidata da Ppe e Pse non abbia la forza, alla vigilia delle europee, di sanzionare l’Italia. E che se fosse bocciata la manovra, il dividendo elettorale andrebbe a loro favore, contro “l’Europa dei banchieri”