Accade in Italia. Approvata una surreale mozione della Lega in Regione Lombardia: No agli immigrati che curano il verde pubblico


In molti comuni lombardi i migranti vengono impiegati a titolo gratuito e in maniera volontaria come giardinieri, con il duplice obiettivo di garantire un servizio di pubblica utilità che spesso per mancanza di fondi non si riesce più a coprire e integrare gli stranieri nel tessuto sociale.
Il documento è stato approvato con 34 voti a favore, 32 contrari e un astenuto. Ora la decisione passa alla Giunta del presidente Attilio Fontana, ma l’assessore all’Agricoltura e ai sistemi verdi del Pirellone Fabio Rolfi, leghista di stretta osservanza salviniana, ha già anticipato: “Siamo convintamente favorevoli alla mozione”.
In Lombardia sono molti i comuni che hanno già sperimentato questo servizio, Milano in testa. “Mi sembrano più provocazioni che altro – aveva dichiarato il sindaco Giuseppe Sala nei giorni precedenti al voto – non funzionano così le cose, liberi di fare in Consiglio regionale quello che vogliono, ma non posso che esprimere la mia profonda contrarietà”.
.“La valorizzazione del verde pubblico – si legge nel testo della mozione approvata – necessita di professionalità e competenze che non possono essere garantite con l’impiego di persone che non hanno né esperienza né formazione”.
“I Comuni che utilizzano extracomunitari per la manutenzione del verde creano meno lavoro alle imprese del settore e ai cittadini che avrebbero bisogno di lavorare”, ha dichiarato a  Roberto Anelli (foto), capogruppo della Lega in consiglio regionale.
“Chiediamo che ai richiedenti asilo siano affidate soltanto mansioni marginali, in modo da tutelare chi ha le competenze per operare nel settore e ha investito tempo e risorse in formazione, ma anche gli stessi richiedenti asilo, che devono avere qualifiche professionali, ma anche coperture assicurative e previdenziali”. Pietosi e grottescchi argomenti utilizzati per giustificare un provvedimento discriminatorio di chiara matrice razzista.
Molti sindaci lombardi, oltre a quello di Milano, hanno già espresso la loro contrarietà.
(E.P.)