Un invito all'Italia "a fare la cosa giusta", perché "usare la scusa che ci potrebbe essere qualcosa di peggio di questo non è vero", è arrivato dall'autoproclamato presidente ad interim Juan Guaidò in un'intervista esclusiva al TG2.
All'indomani del voto al Parlamento europeo che lo ha riconosciuto, con una risoluzione non legislativa, come legittimo presidente ad interim del Venezuela, il leader dell'Assemblea nazionale ha commentato l'astensione degli eurodeputati italiani dei partiti di maggioranza come "una probabile mancanza di informazioni".
"Noi non vogliamo arrivare al punto di riconoscere un soggetto che non è stato votato dal popolo come presidente", ha replicato Luigi Di Maio. "In questi anni - sottolinea il capo politico dei Cinque Stelle, noto esperto in geopolitica che nel 2016 sosteneva che il presidente del Venezuela è Pinochet - siamo stati già scottati da ingerenze di stati occidentali in altri Stati. "In Venezuela - aggiunge - il cambiamento lo decidono i cittadini, noi siamo dalla parte della pace, della democrazia, dobbiamo creare i presupposti per favorire nuove elezioni". .
"Maduro ha perso il controllo del Paese e la popolazione sta soffrendo", ha detto ancora Guaidò nell'intervista. E dopo aver ricordato che "il 90% della popolazione vuole il cambiamento, il 90% scommette sulla democrazia", ha affermato che "c'è un piccolo gruppo che sta assassinando" e ha parlato di "70 giovani assassinati in una settimana dal Faes (le forze speciali di polizia) e 700 persone in carcere, 80 minorenni addirittura bambini".
Rispondendo a una domanda riguardo alle dichiarazioni del sottosegretario Manlio Di Stefano, che ha avvisato sul rischio di fare in Venezuela lo stesso errore fatto in Libia, taglia corto: "In Venezuela non è possibile una nuova Libia". Questo, spiega, "denota scarsa conoscenza" di quanto sta avvenendo in Venezuela, ha aggiunto Guaidò invitando "il sottosegretario a informarsi su quello che sta succedendo adesso" nel Paese.