Il premier Giuseppe Conte in due distinti colloqui con Massimo Franco del Corriere della Sera, e con Claudio Tito di Repubblica, parlando di quanto successo nell'aula di Strasburgo dove è stato fatto oggetto di durissime critiche, se alcuno ne avesse avvertito la necessità, ha fornito un'ulteriore dimostrazione di quanto sia scollegato con la realtà e inadeguato all'ufficio che ricopre.
"Me li aspettavo, gli attacchi. Non prevedevo la scompostezza, le falsità. Ho avuto l'impressione che per alcuni parlamentari europei, il discorso di martedì sia stato un po' il canto del cigno perchè sono figli di forze con una vecchia ispirazione. Il nuovo vento li spiazza". Ma di quale vento parla l'avvocato? Forse del lieve refolo che soffierebbe dall'Italia, sprofondata grazie a lui e ai suoi dante causa in zona rerocessione in quasi tutte le classifiche?
Non pensa che il pessimo esempio dell'Italia populista e arruffona potrebbe addirittura costituire un segnale così forte per l'elettorato europeo, tale da ridimensionare il voto di protesta le cui dimensioni sono ben lungi dall'essere definite? Ma il bello deve ancora venire. Dice Conte che "dispiace solo che per colpirmi siano ricorsi a falsità, tipo che facciamo morire i bambini africani in mare o che difendiamo il venezuelano Nicolás Maduro". No? Ma lo sa Conte che anche in Italia, almeno alle persone in grado di leggere e scrivere era parso il contrario? La chicca finale: Conte minimizza l'incontro fra Di Maio e i gilet gialli e lo scontro con la Francia di Macron: "Ma vedrete che rientrerà tutto. È già durata troppo a lungo. E poi Luigi ha incontrato i gilet gialli in qualità di capo politico e non di vicepresidente del Consiglio". Certo codeste sono bagatelle! Conte non poteva non chiudere sulle prospettive di crescita dell'Italia: "Le misure non sono ancora entrate in vigore. E vedrete che quando partiranno allora la crescita ritornerà. Io ne sono convinto. E del resto non siamo qui per favorire un rallentamento dell'economia ma per farla lievitare". In che modo avvocato? Magari vendendo i lingotti della riserva aurea di Bankitalia?
E niente, non c'è speranza.
Immagine. Arlecchino servitore di due padroni (da The Economist)