INCUBO NO DEAL

Jeremy Corbyn, il leader dei laburisti britannici ha definito il voto sulla Brexit dei Comuni "una sconfitta catastrofica per il governo". Vero, ma il paradosso sta nel fatto che la mozione di sfiducia presentata dal Labour difficilmente passerà (a meno che la spaccatura dei tories, materializzatasi nel voto Brexit non sedimenti) e il disegno laburista di andare a elezioni generali dovrà essere riposto nel cassetto.
La sconfitta dunque non sarà solo di May ma anche dell'ambiguo leader laburista che non ha mai chiarito fino in fondo il suo orientamento sulla questione.
Peraltro all'attuale Premier i tories non sono in grado di contrapporre un'alternativa unificante e dunque è assai probabile che May avrà l'onere di tornare a mani vuote a Beuxelles e chiedere una dilazione dei tempi (mancano poco più di 2 mesi alla data concordate per l'uscita del Regno Unito dalla UE) allo scopo di rinegoziare l'accordo. Richiesta che verosimilmente verrà accolta.


Da parte europea, al di la della apparente costernazione seguita all'esito del voto di Westminster, dovrebbe apparire chiaro che in uno scenario contrasegnato da gravi incognite, la strada di uscita per evitare l'incubo No deal, per quanto stretta, potrebbe sostanziarsi nelllo spostare in avanti di tre mesi la data di uscita dell'UE, cioè entro l'insediamento del nuovo Parlamento europeo che verrà eletto il prossimo 26 maggio. Nel frattempo concordare com May l'indizione entro luglio di un nuovo referendum. Che interrogherebbe i britannici sul seguente quesito secco: o l'accordo May bocciato, oppure restare nell'Ue.
Il no deal verrebbe così escluso.
Con codesta road map, gli elettori britannici non voterebbero comunque per eleggere i loro eurodeputati il 26 maggio. Tutto verrebbe congelato fino al nuovo referendum. Se vincesse l'accordo con May, bocciato dal parlamento di Londra, la Brexit si compirebbe così. Se, al contrario vincesse il 'remain', la Gran Bretagna indicherebbe una propria data di voto per le europee per eleggere i propri rappresentanti a Strasburgo.
Probabilmente i proBrexit da un nuovo referendum uscirebbero sconfitti poichè dovrebbero essere già abbastanza chiare le conseguenze che l'uscita della Gran Bretagna dall'UE comporterebbe la cancellazione di Londra da ogni trattato europeo, dal libero scambio, al movimento delle persone, nonchè da quelli finanziari.
Senza dire delle irrisolte questioni relative ai confini con l'Irlanda e la possibilità che la Scozia (a maggioranza europeista che mal digerisce la Brexit) torni a rivendicare con un nuovo referendum la propria indipendenza. Sarebbe la fine del Regno Unito che si ridurrebbe al Inghilterra e Galles con il confine terrestre con l'UE in casa. Per gli inglesi uno scenario da incubo.
L'affaire Brexit, le sue incognite dovrebbero servire da monito per gli italiani che farebbero bene a riflettre su quanto sia conveniente fidarsi di arruffapopolo (Nigel Farage e dopo di lui i sovranisti sparsi per l'Europa) che alimentano e nutrono il virus della divisione ma che, come appare chiaro, sono incapaci di affrontarne le devastanti conseguenze.