Anche se con il primo tweet della mattina fa, more solito, il Rodomonte, quella di ieri è stata la giornata in cui Matteo Salvini ha finalmente assaggiato il sapore amaro della sconfitta e che ricorderà a lungo. Doppia sconfitta , perché il suo viaggio in Polonia, allo scopo di stringere un alleanza elettorale con il partito al governo di chiara ispirazione sovranista si è risolto in un nulla di fatto con tanto di minicontestazione in piazza (i polacchi, da sempre fieramente avversari della Russia, lo considerano, non senza ragione, troppo vicino a Putin)e perché si è consumata una frattura nel governo sulla questione Sea Watch che il vertice notturno ha ricomposto alla meglio nel tentativo, per ora riuscito, di non far "saltare tutto".
La seconda sconfitta di Salvini è tardiva poiché purtroppo la maggioranza gialloverde gli ha consentito di varare il famigerato decreto sicurezza che aveva, e purtroppo ha, come obiettivo primario non tanto lo stop agli sbarchi, ma la scientifica demolizione di un sistema d'accoglienza che funzionava che finirà per creare nel tempo ulteriori tensioni sociali poiché il numero di clandestini è destinato a moltiplicarsi.
Per il resto il governo Conte Di Maio Salvini, salvo segnare grazie soprattutto ai due dioscuri gialloverdi un solco tra Italia e resto d'Europa ha prodotto tante parole e dichiarazioni e pochi fatti, dando forma ad una società più debole, più vulnerabile e, se possibile, ancora più rancorosa di come l'hanno trovata. Dall'Ilva, alla Tap fino alla pantomima dell'analisi costi benefici per il Tav, dal decreto povertà, un capolavoro di ignoranza giuslavorita, ai topolini partoriti dalle montagne reddito di cittadinanza e quota cento fino al salvataggio di Carige, la fotocopia di ciò che fece il governo precedente con MPS, codesto esecutivo ha dato una pessima prova di sè, confermando i timori espressi dall'expremier Paolo Gentiloni (che oggi paiono una premonizione) quando sosteneva che per il risanamento erano stati necessari anni di sacrifici che avrebbero potuto essere vanificati in pochi mesi.
E' esattamante ciò che è successo.
Ed è sotto gli occhi di tutti l'isolamento politico in cui si trovano in Europa (basti pensare alla vertenza tanto la Lega, quanto il M5s, entrambi alla disperata ricerca di partners con cui concorrere alle elezioni per il rinnovo del PE. Il ni del polacco Kazynski a Salvini si aggiunge alla glaciale freddezza dell'Austriaco Kurz, al mi piacerebbe ma non mi conviene dell'ungherese Orbàn. I due resteranno nel PPE rendendo palese che un'alleanza europea di tal fatta (ovvero sovranista) altro non è che un ossimoro.
Non sta meglio il M5s a cui la leader dei gilet gialli francesi Jacine Mouraud ha riservato uno sprezzante "Non" domandandosi se la piattaforma Rousseau non sia una struttura per l'estrazione del petrolio in mare (sic!) e a cui verrà meno il sostegno di Nigel Farage considerato che il Regno Unito, non eleggerà parlamentari europei.
Gli elettori italiani dovrebbero iniziare ad usare meno la pancia ipertrofizzata dall'uso smodato dei social e delle fake news e più il cervello. Cominciando a riflettere sul fatto che per formare un gruppo parlamentare a Bruxelles è necessario che vi siano non meno di 25 unità di eletti in non meno di sette nazioni.
Nè la Lega nè il M5s, quasi certamente riusciranno a costruire le condizioni perché si verifichi un simile scenario.
Con tutto ciò che bolle (e bollirà nei prossimi anni) nel pentolone continentale, di tutto l'Italia ha bisogno meno che mandare una delegazione parlamentare a Strasburgo frammentata e, dati i numeri e i regolamenti, condannata all'irrilevanza.
Lo scontro sulla vicenda Sea Watch racconta di un governo arrivato, nei fatti e per i misfatti, al capolinea.
Il punto è che né Salvini nè, men che meno Di Maio, staccheranno la spina perchè il primo spera di fare il botto alle europee, il secondo perché è consapevole che non gli verrà offerta un'altra chance.
E' auspicabile che il prossimo 26 maggio l'elettorato si orienti verso un voto utile all'Italia e all'Europa inviando a lor signori un segnale di stop che equivarrebbe alla notifica di sfratto.