Le jeu sont fait. La manovra di bilancio ha ottenuto l' imprimatur della Commissione, evitando all'Italia l'onta (e i danni) della procedura d'infrazione e il pericolo dell' esercizio provvisorio,considerato che occorre che il Senato l'approvi entro la fine dell'anno.
Chi tra i protagonisti dello psicodramma Governo italiano vs Commissione europea può ascrivere alla prorpia parte la vittoria, se di vittoria si può parlare? Meglio: a chi va il merito di avere sbloccato un confronto che solo fino a 15 giorni fa pareva irrisolvibile?
I più perfidi ascrivono i'involontario merito a Monsieur le President della Republique Francaise Emmanuel Macron che, dopo avere preteso di impartire lezioni ai cugini italiani sulla necessità di rispettare le regole, assediato e circondato dai mallioon jaune, ha dovuto fare ampie concessioni alla piazza sforando clamorosamente la soglia del 3% e creando un caso parallelo a quello italiano. Non i principale ma effettivamente l'idebolimento della Francia ha costituito un elemento di novità consentendo maggiore flessibilità alla Commissione.
L'altro e forse principale elemento è consistito nell'isolamento del Governo italiano nel consesso degli stati europei. Isolamento clamoroso poichè i principali avversari della manovra del cambiamento sono stati i leader degli stati che condividono con il Vicepremier Salvini le politiche sovraniste, isolazioniste, xenofobe e razziste: Austria e Ungheria.
Senza alcuna sponda, il Governo italiano i cui attori principali hanno provocato con dichiarazioni tonitruanti e pesantissimi insulti ai Commissari europei due mesi di mercato delle vacche, di spread in tempesta, di declassamenti del rating ormai quasi a livelli spazzatura ha dovuto redigere una manovra che, nei saldi finali, avrebbe potuto benissimo fare un qualsiasi governo.
I ridimensionati sono i due vicepremier e il loro ridicolo e dannoso contratto di Governo.
Tutto sommato gli unici a salvare la faccia sono il Ministro Tria, sia pure declassato al rango di consulente della Commissione e l'Avv. Conte che ha riscritto la manvora sotto la dettatura di Juncker, Moscovici e Dombrovkis,senza dover chiedere il permesso a Salvini e Di Maio, trasformando la manovra del cambiamento in un più prosaico cambiamento della manovra.
