Il commissario Pierre Moscovici, rispetto a quanto emerso dopo il confronto tra il presidente Juncker e l'Avv. Conte tira già il freno ("È un passo nella giusta direzione, ma ancora non ci siamo, ci sono ancora dei passi da fare, forse da entrambe le parti") ma il suo peso nella trattativa è notevolmente calato perché la sua Francia, dopo la rivolta dei gilet jaune e i solenni impegni assunti da Emmanuel Macron nel recente discorso radiotelevisivo si trova, al netto delle ben note differenze, più o meno sulla stessa barca dell'Italia, dovendo sforare (e di molto) la fatidica soglia del 3%.
I problemi per l'Italia potranno venire non tanto dalla Commissione,che pare già orientata verso il ritiro della procedura d'infrazione, quanto da quegli stati, in testa Austria e Ungheria, i cui leader dicono di essere amici di Salvini ma, parafrasando l'antico proverbio "dagli amici mi guardi Iddio!"
Se ci si arriverà, e nelle prossime ore lo si potrà capire, il faticoso appeasement tra Italia e Commissione europea arriverà in parte dalla "resa sui decimali", dal 2.4 al 2.04%, in parte dal precipitare della situazione transalpina che determina un'oggettiva difficoltà che nasce dal fatto che mettere sotto infrazione due tra i maggiori paesi, fondatori dell'UE, significherebbe un brusco arresto se non la fine dell' Unione medesima. Senza dimenticare che il pasticcio Brexit complica ulteriormente una situazione che rischia davvero di trasformarsi in una tempesta perfetta.
L'Avv. Conte, ieri sera è rientrato a Roma per informare i suoi due riottosi clienti che difficilmente si potrà ottenere di più. E, sia pure obtorto collo, i dioscuri, apparentemente, sembrano rassegnarsi e accettare lo stato delle cose, dopo settimane trascorse a emettere proclami e ingiurie.
L'avv.Conte potrà a scrivere alla sua mediazione il merito di avere evitato la procedura d'infrazione. Ciò gli sarà utile se intende restare come protagonista nell'agone politico, finalmente libero dalle asfissianti tutele a cui ha dovuto soggiacere in questi mesi. 
Con una più che probabile novità: non sarà più il presidente del consiglio, in considerazione del fatto che il governo del cambiamento (o del contratto, fate voi) pare ormai prossimo al capolinea.
Quanto agli altri protagonisti è scontata l'uscita dalla comune dell'attuale Commissione.
Con le prossime elezioni europee, salvo accidenti che sono sempre dietro l'angolo, pare probabile che gli assetti parlamentari saranno molto diversi dagli attuali, sicuramente molto più frammentati.
La nuova commissione che si andrà a formare, a seguito delle elezioni europee avrà il compito, tra dieci mesi, di tornare sul dossier Italia.
Ecco il motivo per cui più che un appeasement, l'esito probabile del confronto in corso altro non sarà che un rinvio.

